L’istituzione universitaria oggi come non mai si rende complice dell’industria bellica, attraverso uno scambio di competenze e strumenti intricato e non sempre facilmente identificabile. Il contributo che la ricerca sviluppata nelle università dà alle aziende belliche non è solo indiretto, ma anche diretto: gli atenei stringono sempre più collaborazioni con aziende che operano nell’universo militare.
Si tratta di accordi e committenze che portano ricercatori e ricercatrici a lavorare su progetti condivisi con imprese che producono armamenti, con continui scambi di conoscenza. Ovviamente questo meccanismo è favorito dalla sempre più imperante logica aziendalistica che invade le istituzioni educative.
Con il professore Michele Lancione del Politecnico di Torino, lunedì 26 marzo in Festa del Perdono, abbiamo parlato di come spesso i frutti della ricerca universitaria in ambito civile vengono trasferite al contesto militare. A partire dagli ambiti più squisitamente tecnici fino a quelli di natura legale e umanistica, la compenetrazione tra università e guerra si fa sempre più fitta. Sono numerosi gli esempi di cui disponiamo. Per citarne uno, il mese di maggio vedrà la partecipazione di 12 atenei all’esercitazione Mare Aperto, il più grande evento addestrativo della Marina Militare italiana. Fra i partecipanti la Statale di Milano, che invierà alcuni studenti di Relazioni Internazionali a formarsi come consulenti legali e politici lavorando al fianco del comando militare.
Partire dalla consapevolezza del funzionamento nel pratico di questo fenomeno può aiutarci a creare una spinta di opposizione a queste logiche mortifere.
Ci vediamo l’11 aprile alle 16 a Milano in chiostro Legnaia (via Festa del Perdono) per parlare di come organizzarci per contrastare la militarizzazione nelle nostre università!
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università