Diverse associazioni e attivisti, e fra questi Human Rights Watch (https://www.nigrizia.it/notizia/libia-gheddafi-processo-libano-imam-sadr-human-rights-watch) da tempo chiedono alle autorità libanesi la liberazione di Hannibal Gheddafi, figlio dell’ex leader libico, detenuto da nove anni in Libano senza alcuna vera accusa. Pubblichiamo questo commento di un attivista libico.
Hannibal Gheddafi si trova in carcere in Libano da nove lunghi anni senza alcuna accusa formale né processo. La sua è una storia di ingiustizia, che solleva profonde preoccupazioni circa l’integrità dei sistemi giuridici e le conseguenze di un potere incontrollato. Ed è un chiaro promemoria dell’importanza di salvaguardare i diritti umani e garantire la responsabilità all’interno dei nostri sistemi giuridici.
Il viaggio di Hannibal Gheddafi nell’abisso dell’ingiustizia è iniziato quasi dieci anni fa con il suo rapimento in Siria (il paese nel quale si era rifugiato dopo la guerra della Nato in Libia), a opera di un gruppo armato libanese. Portato in Libano, si trova dietro le sbarre, i suoi diritti fondamentali calpestati, la sua voce messa a tacere. Di fronte a tali gravi violazioni, diverse voci si sono levate a livello internazionale per chiedere al governo libanese che rispetti i diritti umani e i principi del diritto. Anche Human Rights Watch, un’organizzazione internazionale per i diritti umani, si è unita al coro di voci che chiedono il suo immediato rilascio.
La vicenda di Hannibal è un promemoria della fragilità della libertà e dell’importanza di ritenere i potenti responsabili delle loro azioni. La pressione internazionale è fondamentale per affrontare in modo trasparente e risolutivo il caso di Hannibal Gheddafi – come quello di innumerevoli altre persone che sono vittime di detenzione arbitraria e ingiustizia sistemica, anche nella Libia post-guerra Nato. Pensiamo poi a Julian Assange: possa la sua resilienza ispirarci a lottare per un mondo in cui la libertà, l’equità e la dignità non siano semplicemente alti ideali, ma verità inattaccabili.
Le ragioni della prigionia di Hannibal rimangono avvolte nel mistero. Alcuni ipotizzano che sia stato un caso di errore di identità, mentre altri sussurrano di macchinazioni politiche in gioco. Indipendentemente da questo, il risultato fu lo stesso: un uomo derubato della sua libertà, della sua dignità e del suo futuro.
Nell’attuale situazione in Libia, la debolezza dello Stato libico e della sua sovranità sono tali da rendere ininfluente una loro pressione rispetto al caso giudiziario di Hannibal Gheddafi e alla sua liberazione. Occorre dunque che altri Stati chiedano in maniera pressante al governo e alle autorità del Libano giustizia e rispetto dei diritti umani.
Mohammed Bashir, attivista libico