Di fronte alle guerre dilaganti nel mondo, si possono intraprendere azioni di pace concrete. Come quelle che portano avanti i volontari di Operazione Colomba, il Corpo civile nonviolento di pace dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII attivo in Medio Oriente, America Latina ed Europa. e quelli dell’associazione “Ambasciata di democrazia locale a Zavidovici”, una realtà che opera nei Balcani.
Questo il tema al centro dell’incontro che si è svolto alla Casa della carità di Borgomanero, coordinato da Zaira Zafarana, responsabile dei rapporti internazionali Mir (Movimento Internazionale della Riconciliazione) Italia. Due volontarie di Operazione Colomba – di cui non riportiamo i nomi per tutelare la loro sicurezza – hanno portato le testimonianze delle loro esperienze in Colombia, Ucraina, Libano e Cisgiordania, all’insegna dei principi della condivisione, della non violenza e della equivicinanza.
«Cerchiamo di interporci, di mettere i nostri corpi dove c’è un conflitto e di accompagnare le vittime, indipendentemente da etnia, religione, appartenenza politica, vivendo assieme a loro, in una capanna, come in Colombia, o in un campo profughi, come avviene in Libano. Non ci barrichiamo nelle capitali e negli uffici, ma cerchiamo di vivere con le persone e di accompagnarle fisicamente nelle situazioni di pericolo o di minaccia di morte» hanno spiegato le volontarie. Nei villaggi in Cisgiordania, per esempio, accompagnano i pastori, che hanno le terre vicino alle colonie e i bambini che, per raggiungere le scuole, devono attraversare le colonie: «i coloni usano fionde con sassi e cani contro donne, bambini e uomini e dopo il 7 ottobre il livello di violenza si è innalzato perché la guardia militare, fatta da coloni, usa il fucile ad altezza d’uomo».
Maria Perino, già docente di analisi dei processi migratori all’Università del Piemonte Orientale, e volontaria dell’Associazione “Ambasciata di democrazia locale a Zavidovici” ha riportato la sua esperienza in Bosnia, sottolineando come «l’insistenza nel voler affermare che la soluzione dei conflitti avviene attraverso la frammentazione e la costruzione di confini, produce solo violenza e difficoltà di convivenza».
«La guerra non è mai la soluzione: le azioni nonviolente, come quelle che hanno portato alla caduta della dittatura in Cile, possono cambiare in meglio la storia» ha concluso Zaira Zafarana.