La carrellata di foto racconta da sola la gioia di una domenica fatta di condivisione, scambio, riflessione, e conoscenza reciproca. Ciò che tace è il motivo per cui ci siamo incontratǝ, ovvero per ragionare assieme sui meccanismi violenti della società, e su come poter fare per non cadere nella trappola di divenire noi stessi vettori di ciò che ci fa soffrire.
Foto di Carlotta Monteverde
Domenica 14 Aprile è stato il primo dei quattro laboratori dedicati dall’associazione umanista “Energia per i diritti umani” a persone migranti, denominati “Human corner: dove nonviolenza e solidarietà si incontrano”. Il ciclo, a cadenza mensile, ha l’obiettivo di creare momenti in cui rafforzarsi internamente, per ricostruire un’immagine di futuro desiderato, fortificando la fiducia in sé e nel proprio percorso di vita.
La giornata odierna è stata dedicata alla nonviolenza in azione: come fare per riuscire a pensare, sentire e agire nella stessa direzione, trattando ǝ altrǝ nel modo in cui si vorrebbe essere trattatǝ?
Dopo un veloce giro di presentazione, siamo subito partitǝ facendo un gioco: su un muro abbiamo indicato le parole offensive che amici o sconosciutǝ ci hanno rivolto, quelle che ci hanno colpito e continuiamo a portarci dentro come ferite. Immediatamente dopo abbiamo scritto quelle che invece ci hanno reso felici. Le seconde, molto più numerose, devono rappresentare la scala che simbolicamente ci porta a scavallare quel muro, perché con i vocaboli stessi si possono erigere o abbattere barriere, tra noi e ǝ altrǝ.
Prima della pausa, vi è stata una introduzione teorica sulla violenza come modello culturale, sono stati definiti i meccanismi con i quali si propaga e le radici che la fanno prosperare.
La parte centrale ha previsto un’ulteriore attività pratica, definire le emozioni che abbiamo provato quando abbiamo fatto o subito del male, quando abbiamo fatto o subito del bene, a dimostrazione che i sentimenti che viviamo quando siamo attuatorǝ o destinatarǝ dell’uno o dell’altro coincidono, proprio come le definizioni usate.
Ma come fare, in concreto, per non entrare in una spirale di risentimento? Per riuscire a interrompere e non propagare i continui stimoli negativi cui siamo sottopostǝ? L’ultima sezione, successiva a una meditazione guidata, ci ha spinto a comprendere noi stessǝ, le nostre necessità, e come vogliamo essere trattatǝ. Divenendo una promessa e un impegno verso l’altrǝ.
I prossimi incontri si terranno il 12 maggio, il 2 e il 23 giugno. Ci auguriamo che siano altrettanto seguiti e sentiti.
Carlotta Monteverde