Una petizione on line, una lettera al sindaco, volantini, interviste ai media locali, un’assemblea cittadina “Per salvare la Circumetnea”, la costituzione di un gruppo ‘Salvalacircum’  di attivisti e associazioni interessate

In tanti stanno riproponendo da alcuni mesi, alla città, il tema scottante della salvaguardia della tipica linea ferroviaria a scartamento ridotto che rappresenta allo stesso tempo una infrastruttura di trasporto pubblico e un bene storico-paesaggistico.

A fare scattare l’allarme è stato un annunzio: prossimamente verrà dismessa la tratta Catania Borgo-Paternò in seguito all’apertura dei cantieri per realizzare il lotto Misterbianco-Paternò della metropolitana, che verrà così prolungata fuori città.

Un annuncio fatto inizialmente in sordina, quasi per non evitare di suscitare reazioni negate, considerando che – oltre agli oppositori dell’operazione interramento – la linea è ancora utilizzata da pendolari e studenti per gli spostamenti da e verso la città, sebbene il taglio progressivo delle corse abbia già dirottato molti degli utenti sui bus della stessa società FCE.

Tutta la comunicazione della FCE è comunque impostata su un gioco di silenzi. Ad alta voce e con grande rilievo vengono dati soltanto gli annunci che permettono di appuntarsi medaglie sul petto e di usare toni trionfalistici. A mezza voce o fuori tempo massimo, invece, le notizie scomode.

E’ accaduto a Piano Tavola, quando sono stati convocati i cittadini che – senza alcun precedente coinvolgimento nelle decisioni che li riguardavano – avevano ricevuto la ‘carta’ che notificava la ‘momentanea’ estromissione dalle loro abitazioni o attività, in conseguenza all’apertura dei cantieri.

Proprio in quell’occasione Salvo Fiore, direttore generale di FCE, andava ripetendo ai cittadini infuriati “ma non siete contenti di poter raggiungere l’aeroporto in modo diretto, in soli 20 minuti?”. Una domanda retorica, che presupponeva comunque che il raggiungimento dell’aeroporto fosse già possibile o comunque a portata di mano.

Un bluff per nascondere i gravissimi problemi irrisolti che da tempo mantengono la metropolitana in fase di stallo, in particolare i due nodi bloccati, il primo nell’area delicatissima sotto il centro storico cittadino (zona via Castromarino, per intenderci), il secondo relativo all’apertura dei cantieri della tratta Monte Po-Misterbianco, che non partono a causa di un contenzioso di difficile risoluzione con il Consorzio Medil che ha chiesto quasi il raddoppio del finanziamento per inadeguatezza dei precedenti sondaggi sulla natura del terreno.

Lo stile è quello, tacere sugli intoppi, o relativizzarli. Ed il gioco è fatto.

Fiore ha ragione a voler accelerare sui lavori della tratta Misterbianco-Paternò. Il problema è serio, il finanziamento è con fondi PNRR, e il progetto deve essere concluso a giugno 2026, pena la perdita del finanziamento stesso. Una corsa contro il tempo per un cantiere appena inaugurato e lavori da farsi in due anni pur sapendo che statistiche impietose stanno lì a ricordare che i i lavori della FCE si chiudono sempre con ritardi medi di cinque anni.

Rischiamo quindi un’altra incompiuta, un altro buco della ‘modernissima’ metropolitana di Catania, regina delle incompiute.

E la Circumetenea? Che fine farà?

A progetti finanziati e appaltati, tornare indietro sulla prosecuzione della metropolitana fino a Paternò ci sembra impossibile. Anche se riteniamo l’interramento e le cifre da capogiro che comporta assolutamente ingiustificati. Un enorme spreco di denaro pubblico che una seria analisi costi-benefici avrebbe potuto evitare.

L’utenza per un’opera così costosa ha numeri bassi e non si prevede che aumenti. Perché allora non limitarsi a potenziare la linea esistente aumentando velocità e numero delle corse piuttosto che imbarcarsi in un progetto così impegnativo ed anche poco remunerativo? Ha prevalso, anche in questo caso, il criterio che ben conosciamo, spendere, e millantare che la spesa sia utile alla collettività e non al circuito di politici, imprenditori, clientes vari, che di questo metodo sono i veri beneficiari.

Il movimento di associazioni che si è creato attorno alla Circumetmea ha, tuttavia, la possibilità di incidere sulla salvaguardia dell’infrastruttura come bene storico-paesaggistico, difendendo il trenino che si inerpica nel paesaggio unico e irripetibile della nostra ‘montagna’ e costituisce un valido e raro esempio di mobilità sostenibile. Una difesa che va operata subito e a gran voce, prima che si accendano ulteriori appetiti da parte di chi vuole sedersi alla mensa delle spartizioni e che vengano proposti (con progetti concreti a cui non si può dire di no…) ulteriori prolungamenti della metropolitana. Con relative spese di interramento e ‘modernizzazione’…

argocatania