Mercoledì 10 aprile, il Consiglio federale svizzero ha deciso di aderire al progetto dello scudo aereo europeo (ESSI). In questo modo, lo stesso Consiglio sta ancora una volta cementando il graduale avvicinamento alla NATO. Il GSsE (Gruppo per una Svizzera senza esercito) critica il fatto che questa decisione sia stata presa senza un’ampia discussione politica sulla sicurezza e neutralità della Svizzera.
Con l’attuazione del protocollo di intesa per l’adesione allo Skyshield, il Consiglio federale sta prendendo la decisione successiva, la quale rappresenta un ulteriore passo verso legami più stretti con la NATO. Jonas Heeb, segretario del GSsE, afferma: «Ancora una volta, l’avvicinamento a un’alleanza militare viene deciso senza il consenso della popolazione, come nel caso dell’acquisto del caccia F-35».
L’avvicinamento alla NATO è una vuota promessa di sicurezza. «La Svizzera sta avviando una cooperazione, anche se non è ancora chiaro come questa si configurerebbe in caso di emergenza. Perde così la sua credibilità come Stato non allineato e neutrale», afferma la segretaria del GSoA Roxane Steiger.
La Svizzera farebbe bene a sostenere una politica di pace attiva, invece di intraprendere questa sorta di percorso sul filo del rasoio. Due settimane fa, tuttavia, il Consiglio federale ha dichiarato il contrario: ha annunciato di non voler aderire al più importante trattato internazionale di disarmo nucleare del nostro tempo, il TPAN. «In un’epoca in cui la minaccia nucleare è più incombente che mai, è vergognoso prendere le distanze dal TPAN e inchinarsi così alle potenze nucleari», aggiunge Heeb.
È inoltre sconcertante il fatto che le commissioni di politica estera e di sicurezza siano stati consultati solo dopo l’approvazione della dichiarazione di adesione. «Questa procedura è assurda dal punto di vista della politica democratica. Gli organi politici devono necessariamente essere consultati prima di prendere una decisione del genere», critica Steiger. «Ci aspettiamo che il Consiglio federale si impegni finalmente in una discussione seria sul ruolo della Svizzera nella politica estera e di sicurezza, invece di prendere decisioni su questioni altamente sensibili senza il consenso della popolazione».
Traduzione dal tedesco di Michele D’Adamo. Revisione di Thomas Schmid.