Occorre smitizzare il “25 aprile”. Occorre leggere con onestà la storia della seconda guerra mondiale e quella contemporanea. Non vi fu alcuna Liberazione, bensì una semplice sostituzione del potere politico nell’ambito del sovraordinato potere economico borghese. Come farlo se non con le parole dello storico francese Daniel Guérin ( 1904 – 1988 ) di peraltro comprovata fede comunista libertario ?
« Senza voler per nulla minimizzare la lotta dei valorosi partigiani che hanno contribuito a schiacciarlo, il fascismo è stato piegato essenzialmente non già dalle forze socialiste e dalla insurrezione popolare, ma da una coalizione di grandi potenze », sostiene nella sua opera più nota, “Fascismo e gran capitale” [1].
Sin da allora però, spiega Guérin, tali grandi potenze avevano un chiaro « vero obiettivo: assai meno il “trionfo della democrazia” che non la pretesa di egemonia mondiale ».
La nuova ONU con la nuova sede a New York dove il volere dell’Impero borghese d’Occidente è sovrano ( con la presenza nel Consiglio di Sicurezza e il potere di veto di USA, Regno Unito e Francia ), la NATO, gli altri enti sovranazionali ( FMI, BM, etc ), l’egemonia del dollaro e della lingua inglese, le Costituzioni liberal-borghesi, furono e sono il simbolo di questa pretesa, e ottenuta, egemonia mondiale.
Ciò ha comportato anche, scrive ancora nel 1956 Guèrin, che « la “pace americana” non ha perciò estirpato le radici del fascismo nella misura in cui sarebbe stato necessario ». Idem in Germania dove, siamo sempre nel 1956, « si vedono tuttora vecchi nazisti in posizioni chiave ».
Quindi, Daniel Guérin nel suo libro lancia l’allarme: « non si deve dimenticare che la crisi permanente del sistema capitalistico persiste allo stato latente, nonostante i palliativi dei dollari americani e delle commesse belliche. Nulla garantisce da una nuova depressione, che potrebbe spingere verso l’estrema destra le classi medie pauperizzate […]. Lo stato forte, con o senza milizie fasciste, potrebbe germogliare ancora una volta […]».
Segue la lucida proposta, per settantanni e sinora inascoltata: « per sbarrare la strada ad altri tentativi di instaurazione di regimi dittatoriali, il movimento operaio deve anzitutto porre fine alle proprie divisioni ». La “base” ha chiara questa necessità: « il proletariato propriamente detto, grazie al suo elementare istinto di classe, non ha mai cessato di aspirare a quell’unione che fa la forza ». L’operazione tuttavia, ammette Guérin, non facile. « Nulla è più difficile – riconosce – dell’indurre i titolari di feudi elettorali o sindacali a sacrificare all’unità operaia le situazioni acquisite ».
Scatta, inoltre, una seconda difficoltà nel già difficile processo unitario della “sinistra”: « il movimento operaio deve anche e soprattutto aggiornare il suo bagaglio ideologico, rinnovare i programmi e la tattica […]. Il clamoroso crollo dell’idolo del Cremlino apre prospettive immense, al momento imprevedibili. Uomini che ne avevano perso l’abitudine riprendono a pensare liberamente e autonomamente. […] Da questo fermento può nascere un socialismo vivificato ».
C’è oggi, conclude la premessa Guérin, « l’occasione storica di ricostruire un movimento socialista rivoluzionario a tendenze democratiche e libertarie, che sia a un tempo nazionale e internazionalista e che non sia subordinato alla politica estera di nessuna grande potenza ».
Questa è la sfida che la “macchina del tempo” di Daniel Guérin [2] ci lancia oggi: quella di una “nuova” e vera liberazione.
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Fonti e Note:
[1] “Fascismo e gran capitale”, scritto nel 1938 e pubblicato nel 1945, Daniel Guérin. Il testo riportato si riferisce alla “premessa dell’autore alla prima edizione italian” ( novembre 1956 ). Alcuni passi del testo, in inglese, su Marxists.org .
[2] Sito su Daniel Guérin.