Il Consiglio Nazionale dei Giovani e l’Agenzia Italiana per la Gioventù hanno presentato il nuovo rapporto sulla condizione giovanile in Italia “Giovani 2024: Bilancio di una Generazione”, con il supporto scientifico di EU.R.E.S. Ricerche Economiche e Sociali. Un lavoro per tracciare un quadro dettagliato delle principali sfide e delle opportunità che i giovani italiani affrontano oggi, con l’obiettivo di indagare le diverse prospettive sia di carattere informativo sia di carattere strategico, per mettere a disposizione dei decisori politici e della società civile organizzata una solida base conoscitiva, necessaria ad orientare le scelte relative al settore e/o a poter eventualmente ricalibrare i diversi indirizzi adottati. Si tratta di un interessante lavoro articolato in due sezioni: la prima contiene un’ampia analisi di scenario che approfondisce i principali indicatori socio-economici relativi alla componente giovanile della popolazione; la seconda, attraverso una indagine campionaria, si pone l’obiettivo di dare voce ai giovani raccogliendone le percezioni, le indicazioni e le sollecitazioni, ponendo al centro della riflessione i loro punti di vista, bagagli esperienziali e dimensioni valoriali, ma anche la loro irrinunciabile lettura della dialettica intergenerazionale che vede i giovani ancora scarsamente coinvolti nelle posizioni apicali e, contestualmente, scarsamente protagonisti dei processi decisionali sul presente e sul futuro del Paese.

Questi i risultati in sintesi: l’Italia ha perso in venti anni oltre un quinto dei giovani, diventando ultima in Europa per la presenza di under 35; migliorano gli indicatori del mercato del lavoro, ma al Sud la disoccupazione giovanile è pari a tre volte quella del Nord; il lavoro dei giovani è sempre più instabile e discontinuo, anche nel settore pubblico; basse retribuzioni per i giovani del settore privato, meglio il lavoro pubblico, ma negli ultimi 5 anni calano i salari reali; crisi di rappresentatività e crollo della rappresentanza: soltanto un elettore su 5 ha meno di 35 anni, e i giovani eletti alla Camera crollano sotto il 7%; istituzioni ancora distanti dalle esigenze dei giovani, cresce la fiducia nell’Europa; 7 giovani su 10 preoccupati dall’ingresso nel mondo del lavoro. Molestie, ricatti e vessazioni, timori diffusi tra le giovani; sono salute e famiglia i fattori centrali per la qualità della vita di un giovane; il contrasto alla violenza di genere e la lotta alla mafia, interventi prioritari per migliorare la qualità della vita dei giovani; i giovani si sentono poco compresi dagli adulti nelle loro fragilità.

Cosa serve agli under 35 per diventare adulti? Dal Rapporto emerge che per le nostre ragazze e i nostri ragazzi, per affrancarsi dai genitori, condizione primaria è quella di ottenere un lavoro stabile. Allo stesso modo, per crearsi una famiglia, quasi il 70% dei giovani indica il bisogno di una situazione economica adeguata. A proposito di genitorialità, più del 60% degli intervistati esprime il desiderio futuro di avere figli. Il 72% del campione, inoltre, attribuisce un ruolo centrale al fenomeno della denatalità. Nel rapporto tra generazioni, colpisce il fatto che secondo l’opinione di tre intervistati su quattro (quasi il 75%), gli adulti comprendano “poco” (61%) o “per niente” (più del 13%) le esigenze e il vissuto dei giovani, in particolare le paure e fragilità (quasi il 61% delle indicazioni), seguito da aspirazioni e sogni (circa il 50%).

Si tratta di dati che sottolineano l’urgenza di interventi politici e sociali mirati a migliorare le condizioni di vita e le prospettive dei giovani in Italia, attraverso la promozione di un mercato del lavoro più stabile e inclusivo, una maggiore valorizzazione delle competenze e un dialogo intergenerazionale rinnovato.

Nelle pagine di presentazione del Rapporto si legge: Gli intervistati sembrano quindi affermare che se la società non accorda ai giovani la possibilità concreta – e non soltanto enunciata – di credere nella propria autorealizzazione, non potranno certo essere loro i protagonisti di un cambiamento e di una rinascita sociale che, seppur necessaria, non riescono a determinare; non saranno certo loro a dare al Paese nuove energie e nuovi cittadini, se continueranno a rischiare di rimanere intrappolati in una gabbia sociale che distilla le opportunità anziché includere, distribuire e consentire a tutti una piena realizzazione del proprio potenziale. In questa prospettiva, la centralità della situazione occupazionale, e segnatamente di un lavoro stabile e capace di garantire autonomia e autosufficienza economica, in più occasioni emersa come pre-condizione irrinunciabile nel percorso di emancipazione verso la vita adulta, assume un significato ancora più rilevante, considerando come l’ingresso nel mondo del lavoro costituisca per un’ampia maggioranza dei giovani italiani una fonte di preoccupazione anziché il naturale prolungamento o luogo di riconoscimento e valorizzazione delle abilità e delle competenze acquisite. Non si tratta dunque di indolenza, di scarsa disponibilità ad impegnarsi o ad affrontare le “normali condizioni” del lavoro (turni, festività, distanza dal luogo di residenza): il Rapporto restituisce infatti una narrazione dei giovani del tutto antitetica rispetto a quella dei “fannulloni” troppo spesso veicolata – forse strumentalmente, forse inconsapevolmente – dalle imprese, dai media o da soggetti iper-tutelati: una narrazione che finisce per nascondere le difficoltà strutturali di un sistema-Paese ancora non sufficientemente capace di cogliere in pieno l’emergenza generazionale e di riformare, quindi, logiche, regole e priorità, per restituire ai giovani quelle prospettive e quelle garanzie di cui hanno estremo bisogno per divenire finalmente protagonisti e traino del futuro dell’Italia.”

Qui il Rapporto: https://consiglionazionalegiovani.it/wp-content/uploads/2024/04/2024_01_RAPPORTO-GIOVANI_REPORT-COMPLETO-RILETTO_02_04_2024_mm.pdf.