La nostra nave #MareJonio, mentre stava soccorrendo un’imbarcazione in pericolo, sovraffollata e con il motore in avaria, è stata attaccata dalla motovedetta 658 “Fezzan” della cosiddetta Guardia Costiera libica (regalata dall’#Italia). L’obiettivo era quello di interrompere il soccorso, iniziato prima del loro arrivo, per catturare lǝ naufraghǝ e riportarlǝ in #Libia, nei lager da cui stavano scappando.
Nonostante le intimidazioni, il nostro equipaggio ha soccorso 56 persone, comprese quelle che si sono lanciate dal ponte della motovedetta libica, rischiando la vita pur di sfuggire alla deportazione.
Come se non fossero bastati gli spari e le intimidazioni ricevute, il 6 aprile è arrivata anche la rappresaglia del governo italiano, attraverso l’applicazione del #DecretoPiantedosi, con la notifica del fermo amministrativo della Mare Jonio e una multa fino a 10.000 €. L’accusa paradossale è aver messo in pericolo la vita dellǝ naufraghǝ!
Oltre alla multa questo provvedimento genererà ulteriori costi legati al fermo amministrativo stesso, alle spese legali e al ripristino delle attrezzature perse durante l’attacco libico. Il totale delle spese quantificate è di circa 50.000 €, che verranno sottratti alle nostre missioni in mare.
Questo provvedimento non solo colpisce la nostra associazione, ma soprattutto implica che ci sarà una nave in meno nel #Mediterraneo centrale pronta a prevenire violazioni dei diritti e soccorrere persone in pericolo.