É di qualche giorno fa la proposta, a dir poco sconcertante, di introdurre nei consultori pubblici personale d’orientamento antiabortista, detto impropriamente pro-life, e pagato con i fondi del PNRR.
Lo scopo sarebbe dissuasorio: essi dovrebbero accompagnare le donne che intendessero abortire in un cammino di ravvedimento, con tecniche simili a quelle attuate in Ungheria, quali l’ascolto del battito cardiaco fetale ed altre torture simili.
L’emendamento porta la firma di un esponente di Forza Italia, Lorenzo Malagola, il quale afferma che “i servizi consultoriali nell’ambito della Missione 6, componente 1, del PNRR possono avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche della collaborazione di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel campo del sostegno alla maternità”.
Stiamo tornando gravemente indietro: il sostegno alla donna non si menziona nemmeno e si tenta di snaturare in maniera capziosa il ruolo dei consultori pubblici, colmando la misura di uno svilimento progressivo che li ha privati via via di risorse preziose, demandando sempre di più alla stoica volontà dei singoli operatori iniziative lodevoli a sostegno dei più fragili.
Istituiti con la Legge 405 del 29 luglio 1975 costituiscono un presidio prezioso multispecialistico (ginecologi, psicologi, ostetrici, assistenti sociali) a tutela della salute della famiglia e del singolo individuo con particolare riguardo alla donna ed ai minori, rifugi imprescindibili soprattutto nei quartieri con maggiori criticità, garanti della legge 194.
Lo scopo è volto chiaramente a privare di fondi le realtà pubbliche per favorire i privati, si comprende facilmente.
Difendiamo il pubblico!!! L’ aggettivo “pubblico” mi sembra che abbia la bellezza della democrazia e della libertà, racconta storie di lotte, di sofferenza e di uguaglianza. E questi valori, concretizzatisi in leggi, vanno difesi perché appartengono alle persone prima che alla politica.
Non bastava già la presenza degli obiettori il cui numero via via crescente limita de facto l’applicazione della 194?
Legge preziosa da difendere, la cui applicazione ha reso più sicuro un intervento prima nelle mani delle mammane per le più indigenti, di medici senza scrupoli per le altre, del “fai da te” per chi non voleva affidarsi né alle une né agli altri. In questi 45 anni gli aborti non solo sono usciti dalla clandestinità ma sono anche diminuiti, passando dai 234 mila del 1983 ai 66.400 del 2020, dati alla mano, pertanto, la legge non incentiva l’i.v.g.
Estremamente reazionario inoltre, il fatto che a voler legiferare sul mondo femminile siano nuovamente gli uomini. Nella puntata del programma di Vespa, sere fa, con tanto di titolone a lettere cubitali sull’aborto, sono stati coinvolti nella discussione solo uomini, è ammissibile?
La donna deve autodeterminarsi senza se e senza ma! Nessuna deve sentirsi sbagliata o in colpa per aver deciso d’ interrompere la gravidanza e nessuno deve puntarle il dito contro. E’ già abbastanza doloroso così.