Apprendiamo che per l’ennesima volta la cosiddetta Guardia costiera libica ha sparato colpi di arma da fuoco in acque internazionali, contro un’imbarcazione, la Mar Jonio, di Mediterranea Saving Humans, una delle poche organizzazioni ancora attive nel salvataggio di persone nel Mediterraneo Centrale.
La nave militare libica ha interrotto deliberatamente un’operazione di soccorso. I richiedenti asilo presenti nel piccolo natante intercettato si sono gettati in acqua per non tornare nei centri di detenzione del paese nord africano, alcuni sono stati salvati dalla Mar Jonio, altri ripresi dalla Guardia costiera, altri, probabilmente, hanno perso la vita in mare.
Un ennesimo atto di illegalità visto che la Libia non è considerata un “porto sicuro” in cui ricondurre i profughi. Il bilancio di questi 3 mesi del 2024 in quell’area è tragico. Secondo le Ong sono almeno 400 le persone che hanno perso la vita per mancato soccorso, 3791 quelle rimandate in Libia violando il principio di non refoulement per cui sono vietati i respingimenti collettivi.
Lo stesso metodo si sta attuando in Tunisia, dove, sempre in questi 3 mesi, sono state effettuate 160 operazioni di intercettazione che hanno riportato circa 5100 persone a Tunisi. Il soccorso in mare continua ad essere perseguito come reato grave e come strumento utile di propaganda elettorale per il governo. Nel silenzio assordante della politica.
Maurizio Acerbo, Segretario nazionale
Stefano Galieni, Responsabile immigrazione Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea