Nella “democratica Bologna” tre volanti dei carabinieri aggrediscono e picchiano un giovane all’interno del parco Don Bosco_
Stanotte, al parco Don Bosco, un giovane è stato aggredito da 3 volanti dei carabinieri che dopo averlo inseguito lo hanno tasserato 2 volte, e dopo avergli messo le manette e averlo portato lontano dai compagni lo hanno pestato di botte . Mentre era ammanettato, gli hanno spruzzato lo spray al peperoncino e lo hanno buttato a terra e hanno continuato a colpirlo fino a che non sanguinava e non respirava quasi.
Nonostante il polso slogato gli hanno torto le mani fino a farlo urlare. Hanno addirittura chiamato una quarta volante e solo dopo che ha perso conoscenza hanno chiamato un’ambulanza.
Si sono rifiutati di far passare una compagna medico con la scusa che “stava arrivando l’ambulanza, non serviva un medico” nonostante il giovane facesse fatica a respirare, sanguinasse, non riuscisse a vedere più niente per lo spray gli avevano spruzzato e fosse a terra incosciente. Testimoni raccontano di un carabiniere che ha raccolto da terra un manganello spezzato.
“Questa notte – scrive il Comitato Besta che porta avanti la protesta al Don Bosco – al parco è successo un fatto gravissimo. Un ragazzo che frequenta il Don Bosco, ex studente delle Besta, è stato inseguito, su di lui è stato usato il taser due volte e lo spray al peperoncino, mentre era a terra è stato ancora picchiato e ammanettato. Questa mossa si inserisce in una logica di intimidazione che al parco ormai viviamo da giorni. Dietro la faccia “comprensiva” del sindaco e della giunta, vediamo le braccia e mani spezzate, i taser e i calci in faccia contro ragazzi giovanissimi. Siamo una comunità che difende un parco che ama, e per questo subiamo tutti una violenza che ci lascia sbigottiti ma a cui vogliamo rispondere uniti.”
Portato all’ospedale Maggiore, è in stato di arresto in attesa del processo per direttissima. Fuori dal Tribunale di via D’Azeglio centinaia di persone, studentesse e studenti delle scuole superiori, sono accorsi per un presidio di solidarietà appena saputa la notizia.
Un’attivista in presidio davanti al tribunale racconta che ora il giovane deve affrontare un processo per direttissima con le accuse di lesioni, resistenza aggravata e furto aggravato. «Come accade sempre nei casi di pestaggi della polizia – osserva l’attivista –le accuse vengono ribaltate dalle forze dell’ordine e le persone brutalmente pestate e quasi ammazzate diventano gli aggressori».