Nel 2021, l’ex presidente di Desarrollos Energéticos SA (Desa), la società che detiene la concessione delle acque del fiume Gualcarque e del progetto idroelettrico Agua Zarca, contro cui Cáceres e il Copinh hanno lottato per anni, è stato riconosciuto colpevole come coautore dell’omicidio e condannato a 22 anni e 6 mesi di carcere.
Due anni prima, sette persone, tra cui ex dirigenti ed ex membri della sicurezza interna di Desa, ex militari e militari in servizio attivo, sono state condannate come autori materiali dell’omicidio della Cáceres e del tentato omicidio del sociologo messicano Gustavo Castro, con pene che vanno dai 30 ai 50 anni di carcere.
Purtroppo, nessuna di queste condanne è definitiva, poiché la Corte suprema di giustizia non ha mai risolto i ricorsi di cassazione presentati dagli avvocati degli imputati.
Non è stata raggiunta una sentenza definitiva nemmeno nel processo denominato “Frode sul Gualcarque”, conclusosi un anno fa e durante il quale è stata dimostrata la responsabilità penale di sei persone in vari reati, tra cui lo stesso Castillo e funzionari pubblici.
Manipolazioni dolose
È in questo contesto che, nelle ultime settimane, gli avvocati di Castillo – Juan Carlos Sánchez e Ritza Antúnez – sono apparsi su diversi media, sostenendo di avere elementi per dimostrare che molte delle prove presentate contro il loro cliente sono state manipolate. Accusano la perita Brenda Barahona di aver falsificato vari documenti per far condannare l’ex membro dei servizi segreti delle forze armate honduregne.
Sia la famiglia della leader indigena che il Copinh si sono detti molto preoccupati per il fatto che queste manovre stiano avvenendo pochi giorni dopo la nomina a direttore dei procuratori di Juan Carlos Sánchez Villalobos, il quale ha fatto parte del pool di difensori dell’avvocato di Desa, Carolina Castillo, nel processo “Frode sul Gualcarque”.
“Stanno facendo ciò che fanno sempre, cioè manovrare con pressioni politiche e traffici di influenza all’interno delle istituzioni della giustizia”, ha detto Bertha Zúniga Cáceres, figlia dell’attivista sociale assassinata.
“Mentono perché vogliono far liberare l’assassino di mia madre. Le informazioni estratte dai telefoni dimostrano che Castillo ha partecipato alla pianificazione, al coordinamento, all’esecuzione e al pagamento del crimine. Informazioni – ha continuato Zúniga – che, tra l’altro, sono state estratte da tutti i periti, compreso quello proposto dai difensori di Castillo”.
Per Zúniga, che è anche coordinatrice del Copinh, si tratta di una manovra malevola per cercare di ostacolare la giustizia.
“Non resteremo fermi”
La famiglia della Cáceres e il Copinh chiedono ai magistrati della Corte suprema di giustizia di risolvere immediatamente i ricorsi di cassazione, garantendo così i diritti delle vittime.
“Hanno obiettivi molto chiari, tra cui quello di ostacolare il processo contro Daniel Atala Midence, la prima persona ad essere accusata come autore intellettuale dell’omicidio di mia madre”, ha concluso Bertha Zúniga.
Daniel Atala è un membro della famiglia Atala Zablah, una delle più potenti dell’Honduras, ed è stato il responsabile finanziario di Desa.
Insieme a David Castillo, ha diretto le azioni illegali per la costruzione del progetto Agua Zarca. È figlio di José Eduardo Atala Zablah e nipote di Pedro Atala Zablah e Jacobo Atala Zablah, tutti membri del consiglio di amministrazione di Desa.
Da questa struttura “familiare” sono partiti attacchi sistematici contro Berta e il Copinh, in un clima di odio e persecuzione che ha portato all’assassinio.
Daniel Eduardo Atala Midence è attualmente latitante.
Fonte: LINyM (spagnolo)