Sono 315 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza (- 3,5% rispetto al 2022, quando furono 326), rivolti nel corso dell’anno contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica Amministrazione, registrati da Avviso Pubblico in tutto il Paese e presenti nel nuovo Rapporto diffuso di recente.

Dopo il picco registrato nel 2018 (574 intimidazioni), si giunge cinque anni dopo a un dato pressoché dimezzato (- 45%), il più basso dal 2011. Rispetto al 2022 la ripartizione dei casi per macroaree geografiche vede un aumento delle intimidazioni al Centro – Nord (39% del totale nazionale), in particolare nelle regioni del Centro (da 30 a 39 casi) e del Nord – Est (da 35 a 43). Per la prima volta dal 2016, la Calabria è la prima regione più colpita da atti intimidatori. Sono 51 i casi censiti da Avviso Pubblico sul territorio calabrese (+21% rispetto al 2022), unica delle quattro regioni in cui sono nate le cosiddette mafie storiche che fa registrare un aumento dei casi censiti. Seguono infatti la Campania (39 casi, – 20%), la Sicilia (35 casi, -30%) e la Puglia (32 casi, -33%). Assieme raccolgono il 50% degli atti intimidazione censiti nel 2023 sul territorio nazionale. La Toscana (20 casi) si prende il titolo di regione più colpita dell’area centro-nord, stesso numero fatto registrare in Sardegna. Per entrambe si registra un aumento superiore al 20% dei casi censiti rispetto al 2022. Chiudono le prime 10 posizioni Lombardia e Veneto (19), Piemonte ed Emilia-Romagna (17).

Dopo numerosi anni, Napoli (21 casi censiti) lascia il non invidiabile primato di provincia più colpita sul territorio nazionale a Cosenza, dove sono stati registrati ben 30 atti di intimidazione in 15 differenti aree comunali. Nella graduatoria provinciale seguono Palermo (12), Torino, Foggia e Reggio Calabria (9). Per la prima volta nei Rapporti Amministratori sotto tiro le minacce verbali e le telefonate minatorie risultano essere le tipologie più utilizzate a livello nazionale (17% dei casi), seguita da incendi (15%, in leggero calo), invio di lettere, biglietti e messaggi minatori (14,5%, stabile) e l’utilizzo dei social network (13%, in aumento).

Analizzando i contesti territoriali si conferma una sostanziale differenza già palesata negli anni precedenti: l’amministratore/amministratrice locale del Mezzogiorno deve fronteggiare intimidazioni e minacce veicolate in modalità molto diverse rispetto a quelle di un/una collega del Centro-Nord. Gli incendi, ancora una volta la prima tipologia di minaccia al Sud e nelle Isole (un caso su quattro), non sono fra le cinque tipologie più riscontrate nel Centro-Nord. Analogamente scritte offensive e social network, che insieme rappresentano circa il 40% dei casi censiti al Centro-Nord, al Sud e nelle Isole non si collocano fra le prime cinque tipologie più utilizzate. I casi di minacce dirette e indirette che hanno visto coinvolte le donne sono stati il 17% del totale. Rispetto al 2022, quando furono i social network e le lettere minatorie le tipologie più utilizzate per intimidire amministratrici e dipendenti, nel 2023 un caso su tre (il 31,5%) ha visto utilizzare l’incendio.

Il Rapporto di Avviso Pubblico si sofferma da alcuni anni sulle intimidazioni che giungono agli amministratori locali e al personale della Pubblica Amministrazione da comuni cittadini. Episodi e situazioni che hanno un peso specifico sul numero totale dei casi censiti, pari al 26% nel 2023 (percentuale stabile rispetto al 2022). Il 21% dei 315 casi censiti da Avviso Pubblico nel 2023 sono avvenuti in Comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose. Questi atti intimidatori hanno coinvolto ben 42 Comuni.

I dati del 2023, riguardanti gli amministratori sotto tiro, forniscono senza dubbio la descrizione di uno scenario in cui la violenza nelle sue diverse forme registra un trend in discesa. Nel quadriennio 2020 – 2023 le intimidazioni emerse dai Rapporti di Avviso Pubblico sono state 1.544. In quello precedente, dal 2016 al 2019, furono 2.124 (il 38% in più). Come scrive il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà, nelle pagine introduttive del rapporto: “Di fronte a queste evidenze non dobbiamo abbassare la guardia su una piaga che, sebbene in calo nei casi censiti sul singolo anno, resta presente e inquina la vita democratica di tanti, troppi territori. Senza tralasciare il numero di atti intimidatori che resta “oscura” al nostro Rapporto, perché non denunciati ufficialmente. (..) La piaga Amministratori sotto tiro non si supera solo reprimendo, ma anche coltivando e promuovendo la cultura del rispetto delle regole e delle persone, partendo dai più giovani, dalla scuola, dalla formazione delle amministratrici e degli amministratori locali nonché del personale che opera nella Pubblica Amministrazione.”

Ma gli amministratori locali non sono sotto tiro soltanto in Italia: sono stati 263 gli atti di violenza rivolti nel 2023 contro gli amministratori locali in Europa (216 nei Paesi UE, 47 nei Paesi extra UE). Il Paese più colpito dal fenomeno è la Francia, con un totale di 127 casi censiti, più del doppio di quelli registrati in Italia nello stesso anno (63). L’Italia aveva ininterrottamente mantenuto il primato tra il 2020 e il 2022. A seguire Grecia (12, contro i 5 del 2022), Germania (6) e Cipro (4). Sono due le caratteristiche principali del fenomeno a livello europeo. Il primo riguarda l’aumento delle azioni di massa, in particolare in Francia, dove gli amministratori locali sono spesso oggetto di contestazioni violente. Il secondo riguarda la prevalenza della natura anonima degli attacchi agli amministratori locali, confermando una pratica intimidatoria persistente in molti Paesi dell’UE.

Qui il Rapporto: https://www.avvisopubblico.it/home/wp-content/uploads/2024/04/Rapporto2023.pdf