Giovagnoli: “Giornata dell’Unità nazionale, ecco perché è ancora attuale”
“La Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera ci insegna a fare memoria storica degli aventi e delle conquiste che hanno portato alla democrazia e alla unità d’Italia, con tutti i benefici da essi derivati, affinché si possano contrastare quelle derive in senso autoritaristico – storicamente superate – ma che cercano ancora oggi di riemergere”.
Così lo storico Agostino Giovagnoli, professore emerito di Storia contemporanea all’Università Cattolica di Milano, intervistato da Interris.it.
Tra le sue tante pubblicazioni, ricordiamo “Storia e globalizzazione”, ed. Laterza, Roma Bari 2003 e “La Repubblica degli italiani 1946-2016”, ed. Laterza, Roma Bari 2016. La ricorrenza è stata istituita come festività civile il 23 novembre del 2012 con la legge n. 222, con l’obiettivo di ricordare e promuovere i valori di cittadinanza e riaffermare e consolidare l’identità nazionale attraverso la memoria civica.
L’intervista al prof. Agostino Giovagnoli
Qual è l’origine storica della celebrazione della Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera italiana?
“La Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera si celebra in occasione della ricorrenza del 17 marzo 1861 in cui venne proclamato il Regno d’Italia.
Quel giorno il Parlamento, riunitosi per la prima volta, proclamò Vittorio Emanuele II re d’Italia.
E con ciò ha proclamato l’esistenza dello Stato italiano che nasceva dalla riunificazione delle precedenti realtà statuali più piccole in cui era divisa l’Italia fino a quel momento. Gli altri elementi dell’unità nazionale hanno un’origine diversa”.
In che senso?
“L’Inno d’Italia fu composto da Goffredo Mameli durante la Repubblica Romana nel 1848. Sempre del 1848 è anche lo Statuto Albertino, vale a dire la prima Costituzione italiana, che anche questo è stato emanato nel 1848 all’interno di uno degli stati italiani: il Regno di Sardegna.
La bandiera tricolore ha un’origine ancora più antica perché nasce a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, quando il Parlamento della Repubblica Cispadana decreta ‘che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori verde, bianco e rosso, e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti’”.
Qual è stato il ruolo della Costituzione italiana, della Bandiera e dell’Inno nazionale nella costruzione di un’identità unitaria nazionale italiana?
“Sono dei simboli importantissimi, centrali, che rimandano al processo storico che è servito per arrivare all’unificazione.
Perché se è vero che l’unificazione politico istituzionale è avvenuta nel 1861, è altresì vero che quello è stato soltanto l’inizio di un processo ben più lungo”.
Perché?
“Perché un nuovo Stato non si costruisce in un giorno!
I simboli della neo repubblica rappresentato la volontà degli italiani di costruire una realtà che fosse unitaria.
Per realizzare concretamente questo sogno c’è voluto del tempo. Ma è stata la scelta giusta”.
Quali sono stati i vantaggi dell’unificazione?
“Dall’unificazione sono nate tantissime cose che per noi moderni oggi sono assolutamente ovvie e che questi simboli invece ci aiutano a ricordare.
Ad esempio, frutti dell’unificazione d’Italia sono stati l’aver adottato un sistema scolastico nazionale e una lingua nazionale superiore ai dialetti, e un sistema sanitario nazionale che garantisse le cure a tutti i cittadini; ma anche una rete stradale, viaria e ferroviaria che unisse il Nord al Sud, la costa adriatica a quella tirrenica, le isole al Continente.
Nonché l’Italia alle Nazioni confinanti.
Tutto questo è ovvio e scontato per noi oggi, ma in realtà è stato il frutto di una lunga e faticosa costruzione unitaria iniziata il 17 marzo 1861”.
Qual è la rilevanza attuale della Giornata nella società contemporanea?
“Oggi credo che venga data per scontata.
Proprio per questo è di particolare attualità perché, come tutte le cose che vengono date per scontate, si rischia di perderla, oppure rischiamo di buttarle via senza neanche avere una consapevolezza.
Per esempio, oggi c’è chi vorrebbe introdurre un regionalismo esasperato che riporterebbe a una divisione anacronistica, alimentando le disuguaglianze tra Nord e Sud d’Italia.
Fermarci a riflettere su questa data ci aiuta a respingere i rischi che nascono da una povertà di memoria.
E’ un’occasione per rivitalizzare una memoria storica importante e attuale.
Ricordare il passato serve anzitutto a capire cosa siamo oggi e in che direzione stiamo andando”.