Nelle ultime settimane, la Commissione europea ha presentato una strategia industriale di difesa europea (EDIS) volta a rafforzare il complesso militare-industriale europeo di fronte alla concorrenza globale, ai conflitti e alle opportunità di mercato.
La BEI (Banca Europea per gli Investimenti), in quanto istituto di credito dell’UE, si trova coinvolta in dibattiti politici inediti che sempre di più rilanciano richieste di aumento della spesa per l’industria della difesa.
La BEI si sta preparando a presentare un piano per ampliare la portata dei suoi investimenti al di là dell’attuale definizione di “doppio uso”, rivedendo potenzialmente la lista di esclusione che attualmente impedisce il finanziamento di beni a scopo militare come armi e munizioni. La mossa avverrà all’indomani della recente riunione dell’Consiglio Europeo EUCO (21-22 marzo) con la funzione di stabilire le principali priorità politiche per i prossimi tre mesi.
Alla luce di ciò, 30 Organizzazioni della società civile di tutta Europa hanno inviato una lettera per esortare la Banca europea per gli investimenti a resistere alle richieste di un maggiore sostegno al settore della difesa.
Nel testo inviato il 26 marzo dalle associazioni si sottolinea come “‘ampliamento della definizione di doppio uso scatenerebbe una dinamica che probabilmente vedrebbe la spesa per le armi sempre più dominante nel portafoglio della BEI. La lobby della difesa non dovrebbe sfruttare gli attuali conflitti mondiali e la proliferazione della produzione di armi per assicurarsi i finanziamenti della Banca. Il finanziamento dell’industria della difesa con i fondi della BEI dovrebbe essere fermamente respinto”.
È fondamentale che la BEI agisca in base ai suoi obiettivi fondamentali di politica pubblica, ossia il finanziamento dell’azione per il clima, la sostenibilità ambientale e la coesione economica e sociale. La Banca deve dare priorità ai progetti che vanno a beneficio dell’ambiente e della società, affrontando la crisi del costo della vita e l’emergenza climatica. E deve respingere qualsiasi tentativo di aumentare i finanziamenti al complesso militare-industriale.
“Una transizione energetica che arrivi ad un livello profondo e giusto è essenziale per raggiungere gli obiettivi climatici di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, fornire energia pubblica a prezzi accessibili alla popolazione e ridurre la nostra vulnerabilità geopolitica diminuendo la dipendenza dall’energia fossile di regimi stranieri. I prestiti della BEI devono essere utilizzati per sostenere progetti rigorosamente vantaggiosi dal punto di vista ambientale e sociale, che si sforzino di rispondere alle esigenze pubbliche e agli obiettivi di sviluppo, rispettando al contempo i diritti delle comunità locali – e non dei produttori europei di difesa” è la chiara richiesta che si legge nella missiva inviata ai vertici della Banca Europea per gli Investimenti.