Questa settimana ha portato sviluppi significativi nel caso di Julian Assange. L’attenzione dei media si è recentemente intensificata in seguito a un articolo del Wall Street Journal. In esso si legge che i funzionari del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti stanno valutando un patteggiamento per Assange. Questo accordo potrebbe offrirgli l’opportunità di dichiararsi colpevole di un’accusa minore di uso improprio di informazioni classificate, il che comporterebbe la conversione dell’attuale accusa federale in un reato minore. Se accettato, Assange potrebbe essere rilasciato in virtù del tempo già scontato nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, che si avvicina ai cinque anni.
Nonostante queste notizie, il team legale di Assange ha dichiarato pubblicamente di non essere stato informato dell’intenzione del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di risolvere il caso. Tuttavia, Joe Lauria, firmatario della campagna e giornalista di Consortium News, il mese scorso ha pubblicato conversazioni ufficiose sulle trattative in corso tra gli avvocati di Assange e il Dipartimento di Giustizia, dando credito alle rivelazioni del Wall Street Journal.
Il 26 marzo l’Alta Corte del Regno Unito ha emesso un verdetto che Stella Assange ha definito “una decisione che non era una decisione”, poiché sei dei nove motivi di ricorso sono stati respinti e la decisione sui restanti tre è stata rinviata di tre settimane.
Questo rinvio consente agli Stati Uniti di rafforzare le proprie garanzie nei confronti del Regno Unito. Inoltre, come denuncia Amnesty International, “le ‘assicurazioni diplomatiche’ fornite dagli Stati Uniti in passato si sono rivelate infondate e piene di lacune”. Queste garanzie dovrebbero includere i diritti del Primo Emendamento per Assange, il diritto di godere degli stessi diritti di un cittadino statunitense e l’esenzione dalla pena di morte. Mentre Glenn Greenwald (avvocato e giornalista statunitense, N.d.T) la considera una “vittoria parziale”, Jonathan Cook (scrittore britannico, N.d.T) ha un’opinione più critica e
sostiene con passione che la recente “moratoria” giudiziaria di Julian Assange è una finzione il cui scopo è quello di tenerlo rinchiuso a tempo indeterminato. Cook sostiene che le istituzioni del Regno Unito e degli Stati Uniti stanno attivamente collaborando per eliminare Assange dalla vista del pubblico e tenerlo permanentemente imprigionato con la scusa di un procedimento giudiziario. Egli critica i media, in particolare il Guardian, per le loro notizie fuorvianti e sottolinea un enorme conflitto di interessi nella loro copertura del caso.
In definitiva, Cook vede l’azione contro Assange come parte di uno sforzo più ampio per screditare e neutralizzare lui e la piattaforma da lui fondata, Wikileaks. Egli avverte che la prosecuzione della detenzione e del processo di Assange potrebbe avere un esito fatale e vede l’ultima decisione del tribunale come un altro passo in un processo lungo e legalmente discutibile volto a tenere Assange permanentemente dietro le sbarre.
La sentenza completa di 66 pagine, le ordinanze del tribunale di 3 pagine e il comunicato stampa di 4 pagine possono essere consultati qui.
Traduzione dal tedesco di Thomas Schmid.
Rilettura di Anna Polo