Quella del cimitero e l’altra dello stadio, sono le uniche macchie verdi che, dall’alto, si rilevano raggiungendo un belvedere posto lungo i tornanti che da Trapani conducono in cima al colle Erice. Il resto del territorio, stretto nella classica forma a punta posta tra i due mari, soffoca tra cemento, asfalto e file di autovetture circolanti o parcheggiate in ogni dove.
In queste condizioni, e dimentico che la presenza di zone permeabili all’acqua piovana rappresenta l’unica prevenzione alle non infrequenti dannose alluvioni che colpiscono la città, il governo cittadino – guidato da PD e Lega Nord nascosti sotto le bandiere civiche – ha deciso di sostenere l’ennesima opera di cementificazione.
Dai tempi della “Coppa America” – 2005 – la destra cittadina, all’epoca guidata dal senatore Antonio D’Alì (Forza Italia), oggi recluso nel carcere di Opera a Milano per scontare una pena per concorso esterno in associazione mafiosa, e certa imprenditoria rampante e senza scrupoli cittadina, si sono posti l’obiettivo della riperimetrazione della Riserva delle Saline di Trapani per realizzare speculazioni edilizie sulle aree “liberate”. Già nel 2003 fu denunciata la realizzazione nelle ex saline di opere edilizie abusive in quel caso col coinvolgimento di Giuseppe Ruggirello, poi deputato regionale del Partito Democratico e oggi condannato in primo grado per mafia. Quelle opere abusive furono poi cartaceamente sanate.
« Adesso arriva il mega progetto delle strade a servizio della ZES; rispunta un progetto di lottizzazione che prevede le immancabili palazzine, oltre ad una multisala ed un insieme di esercizi commerciali », ha denunciato, nel silenzio generale, Emilio Mangiarotti, presidente di Erythros associazione per il verde pubblico/privato e decoro urbano.
L’associazione ambientalista, in particolare, critica « la realizzazione delle infrastrutture legate alla ZES impattanti sull’area delle saline: E’ evidente che l’area delle saline non potrà reggere ancora molto di fronte agli appetiti di una società che, a parole, si commuove e porta i propri bambini a vedere le cicogne, i cormorani, le garzette e gli iconici fenicotteri, ma che, poi, non si scompone quando si tratta di cementificare in ogni luogo e ad ogni costo ».
Tra le opere previste, « un viadotto che corre parallelo ad un altro già esistente a supporto di un ipotetico aumento di traffico merci al porto di Trapani. Un viadotto che dovrebbe ridurre (di meno di un km!!!) il percorso rispetto a quello esistente, che si trova a passare sopra una delle pochissime aree verdi della città, da poco recuperata dallo stesso comune di Trapani, che vede (al momento in cui scriviamo) l’insediamento di cicogne – uccelli raramente visti a Trapani ».
Opera che si aggiunge alle « due varianti al PUG che hanno permesso di edificare la RSA che ha sottratto quasi 8mila metri quadrati di suolo destinato a verde, e dato il via al sottopasso ad opera di RFI nella stessa area ». Dagli anni ’60 ad oggi la pressione antropica sul territorio è diventata insostenibile; le saline trapanesi hanno iniziato ad essere accerchiate da nuove costruzioni: i condomini di via Virgilio, il dissalatore e il depuratore, e poi tanti capannoni industriali che una volta smaltiti i finanziamenti hanno chiuso i battenti senza che – come propone l’ISPRA – si sia provveduto al riuso delle aree già artificializzate piuttosto che a nuovo consumo di suolo.
« A ridosso delle vasche frequentate ormai da decine di diverse specie di uccelli, si danneggia inoltre il tessuto economico della città storica », aggiunge il comunicato di Erythros.
Con le nuove opere previste, spiega l’associazione, « si decreta un ulteriore svuotamento del centro storico della città, un centro storico già fantasma, ormai ridotto ad uno scatolone vuoto con soltanto alcune vie in cui si concentrano strutture ricettive, bar, ristoranti e pizzerie, con ricadute negative e pericolose sulla vita di relazione dei nostri concittadini ».
« Il progetto di lottizzazione è anacronistico – assicura Emilio Margagliotti di Erythros -, infatti, la tendenza riconosciuta da tutte le amministrazioni è quella di promuovere iniziative per ripopolare i centri storici delle città ».
« Quale sarà l’effetto sull’economia del territorio derivante dalla ZES? Quanti posti di lavoro verranno creati? Un’analisi dell’impatto economico del progetto è stata realizzata? Quali sono i risultati previsti? Sulla base di quali studi? », si domanda Margagliotti non trovando riscontro alcuno nelle carte progettuali da lui esaminate.
La conclusione di Erythros è chiaramente una bocciatura del sistema capitalista: « Un modello di sviluppo che privilegia l’immediato e facile profitto a scapito della qualità della vita e della tutela dell’ambiente non è più accettabile. Il privato che è in affari difficilmente tiene conto se il suo interesse va a confliggere con le esigenze naturalistiche; mentre il politico per dimostrare che “è bravo” non si lascia sfuggire i finanziamenti per realizzare progetti di qualsivoglia natura ».
Infischiandosene se le opere per cui ha ricevuto finanziamenti servano realmente alla collettività e non invece collidano con la salvaguardia ambientale.