Un centinaio di attivisti hanno sfidato il freddo ed il maltempo, domenica pomeriggio davanti al carcere di Terni, per dire no all’estradizione di Anan Yaeesh in Israele e chiederne l’immediata liberazione. Al presidio, organizzato dal Coordinamento ternano per la Palestina, hanno partecipato un centinaio di persone provenienti non solo dall’Umbria, ma anche da Abruzzo, Marche e Lazio.
“E’ sempre più chiara la matrice politica e strumentale che sta dietro la richiesta di estradizione formulata da Israele, che cerca di intimidire, tacitare e recludere chi resiste all’occupazione coloniale della Palestina ed è solidale con la lotta per l’autodeterminazione che il popolo palestinese combatte da decenni”, si legge in una nota stampa del gruppo.
Anan, 37 anni, è un cittadino palestinese originario di Tulkarem, in Cisgiordania, e risiede da anni con permesso regolare in Italia, a l’Aquila. Il 27 gennaio è stato arrestato in seguito alla richiesta di estradizione avanzata da Israele, accolta dal governo italiano. Il ministero della Giustizia ha disposto il fermo cautelare, senza neanche aver ricevuto una documentazione dettagliata, che dovrà pervenire entro 40 giorni dall’arresto. La corte d’appello dell’Aquila ha deciso per la più restrittiva delle misure: il carcere preventivo.
Se verrà estradato rischia di essere sottoposto in carcere a trattamenti disumani come denunciato nei rapporti di associazioni e organizzazioni internazionali, spiegano gli attivisti. Nelle carceri israeliane, dal 7 ottobre ad ora, sono morti almeno 27 prigionieri palestinesi dalla Striscia di Gaza. La settimana scorsa il Club dei prigionieri ha riportato un bilancio di 12 morti tra i detenuti dalla Cisgiordania, menzionando maltrattamenti e uccisioni sommarie nei centri di detenzione israeliani.
“Dentro queste mura si sono suicidate 7 persone in poco più di 2 anni”, afferma il Coordinatore Nazionale di Potere al Popolo, Valerio Tobia, prendendo il megafono davanti ai manifestanti. Il riferimento è al centro di detenzione di Terni.
“In generale nel nostro Paese ogni cinque giorni un detenuto decide di suicidarsi – ricorda- Nella nostra democrazia liberale non abbiamo la pena di morte ma ogni cinque giorni un detenuto stabilisce che il nostro sistema detentivo è peggiore di una condanna a morte e decide di farla finita”.
Durante il presidio sono intervenuti attivisti e militanti delle altre realtà della sinistra ternana e l’avvocato di Anan, Flavio Rossi Albertini, in collegamento telefonico. Dall’interno della cinta muraria detenuti hanno risposto agli slogan dei manifestanti, al grido di “libertà”.
Nei prossimi giorni, il 12 ed il 20 marzo, il giudice di secondo grado e la Cassazione dovranno decidere sul provvedimento cautelare. In concomitanza i comitati territoriali a sostegno della Palestina si stanno mobilitando in solidarietà contro l’estradizione e per la liberazione immediata.
Dopo la manifestazione di giovedì davanti all’ambasciata israeliana a Roma, sabato si sono svolti sit in a Sassari, Brescia, Milano e Ancona, domenica a Terni, mentre per tutta la settimana, ci saranno iniziative in diverse città d’Italia, da Genova a Napoli, da Venezia a Palermo. Questa prima ondata di mobilitazione culminerà martedì 20 marzo con un presidio davanti alla Cassazione di Roma.