Lunedì 18 marzo, alle otto del mattino, si è aperto a Palermo il quarto forum mondiale su “Pace, sicurezza e prosperità” con il rito tutto militare dell’alzabandiera. Forze armate italiane e straniere in alta uniforme, come raccomandato ai partecipanti sin dalla prima colazione, si sono radunate a piazza Pretoria insieme a manipoli di ragazzi e ragazze di alcune scuole superiori della città accompagnate dai loro docenti.
Diverse realtà cittadine avevano già espresso il proprio dissenso con comunicati stampa, lettere aperte alla città e petizioni on line oltre ad avere invitato l’Ufficio Scolastico Regionale e le dirigenze delle scuole perché non coinvolgessero alunni e alunne in tale kermesse che spaccia per ricerca della pace la grande visibilità dei corpi armati nei territori. Anche l’arcivescovo di Palermo è stato spinto dalle associazioni di pacifisti non violenti cattolici a ritirare la propria partecipazione, già prevista nel programma.
Pace, dicono, associandola pericolosamente a prosperità e sicurezza, come a volere sottolineare che senza eserciti non possano essere garantite. In effetti i tempi di guerra in cui viviamo hanno portato grandi profitti all’industria bellica ma sempre meno benessere e sicurezza a cittadini e cittadine del mondo.
E la kermesse non ha forse la pretesa di essere mondiale? Sì, certo, sempre della stessa parte del mondo che resta a guardare, arma e fomenta, e fonda il suo benessere e la sua sicurezza sul malessere e l’insicurezza di quell’altra parte a cui si millanta volere esportare la propria democrazia in missioni di pace armate. Sarà per questo che in piazza, tra mostrine e fanfare, non ci sono bandiere della pace?
Ma eccole lì, le attiviste dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, una delle tante realtà dissenzienti. Con le loro bandiere e i loro cartelli gialli, poche parole in italiano e in inglese per ricordare che la pace non si fa con gli eserciti e che no, pace, sicurezza e prosperità non possono essere armate. Distribuiscono volantini e parlano con studenti e docenti. Sono talmente colorate da far ricordare a quell’altra parte della piazza della dimenticanza e così le invitano a salire sul piano alto in mezzo, anzi, davanti allo schieramento in divisa.
Non poteva mancare una bandiera della pace che ricordasse loro, italiani e alleati stranieri, che l’Italia ripudia la guerra.