“I senegalesi sono pronti a tutto per la democrazia” scandisce Mouhamed Moriba Cissokho, attivista sociale già militante del movimento “Y’en a marre”, in italiano “non ne possiamo più”. Parla con l’agenzia Dire delle elezioni presidenziali, rinviate e poi di nuovo fissate per domenica 24 marzo.
Non era scontato. Si sarebbe dovuto votare il 25 febbraio. Poi il posticipo con decreto presidenziale, a dicembre, che aveva innescato manifestazioni, proteste di piazza e anche disordini, con almeno tre morti.
Il capo di Stato Macky Sall aveva motivato il rinvio con la necessità di permettere il lavoro di una commissione d’inchiesta parlamentare sull’esclusione di alcuni candidati di opposizione.
Due i nomi al centro dell’indagine: Karim Wade, figlio dell’ex presidente Abdoulaye Wade, e Ousmane Sonko, già dirigente dei Patriotes africains du Senegal pour le travail, l’ethique et la fraternité (Pastef), un partito messo fuori legge lo scorso anno con l’accusa di aver istigato la popolazione alla rivolta.
Le esclusioni, deliberate dal Consiglio costituzionale, avevano alimentato il sospetto di scelte mirate per favorire il candidato governativo: Amadou Ba, primo ministro liberale designato da Sall come rappresentante della sua coalizione Benno Bokk Yakaar (Bby).
Domenica gli aspiranti presidenti saranno 18. Non ci sarà Sall, che dovrebbe lasciare la guida del Paese alla scadenza del suo secondo e ultimo mandato a inizio aprile. E non ci sarà neanche Sonko. Al suo posto il compagno di partito Bassirou Diomaye Faye, pure ex Pastef, scarcerato insieme con lui pochi giorni fa dopo essere stato accusato di diffamazione e diffusione di notizie false.
Nei giorni scorsi l’oppositore ha tenuto comizi in giro per il Paese, anche nelle aree più svantaggiate, come quella di Matam, nel nord. “La disoccupazione è endemica in questa regione” ha detto Diomaye ieri sera a Ourossogui, secondo l’Agence de presse senegalaise (Aps): “I giovani non riescono a trovare un lavoro a causa delle disuguaglianze tra i territori e per il fatto che tutte le attività sono concentrate a Dakar”.
Secondo Cissokho, c’è attesa per il voto. “I senegalesi meritano elezioni libere” sottolinea l’attivista. “Loro sono per la giustizia, non perché sono militanti politici ma perché credono nella democrazia e sanno che la democrazia ha un valore”.
E’ diffusa l’idea che il voto del Senegal avrà un significato anche al di là dei confini nazionali, in una regione dove negli ultimi anni si sono verificati golpe militari a ripetizione, dal Mali al Burkina Faso, dal Niger al Gabon.
“I giovani invieranno un messaggio potente a tutta l’Africa” prevede Cissokho. “Sarà un messaggio di speranza, segnato dalla voglia di finirla con il sistema di Sall e con tutti coloro che hanno solo gestito potere senza creare sviluppo”.
Domenica i favoriti sono Ba, che ha 62 anni, e Diomaye, che ne invece ha 44. Tra le proposte dell’oppositore c’è anche l’uscita dal sistema del franco Cfa, una moneta garantita dal ministero del Tesoro di Parigi, testimonianza del legame con l’ex potenza coloniale. Sono invece considerati come vicini alla Francia sia Sall che il suo prescelto.
Se domenica nessuno dei candidati otterrà la maggioranza assoluta si terrà un secondo turno. Decisive, comunque vada, saranno le scelte dei giovani: in Senegal oltre la metà della popolazione ha meno di 25 anni.