“Il coraggio degli attivisti ambientali mi dà speranza”, afferma George Monbiot, noto editorialista britannico del quotidiano The Guardian. Parla della “crisi esistenziale” che le industrie inquinanti devono affrontare.
George Monbiot è il più importante editorialista ambientalista del mondo anglosassone. La sua regolare rubrica suThe Guardian denuncia coloro che distruggono il pianeta. A Parigi per il lancio dell’edizione francese del suo ultimo libro, Nourrir le monde (Les liens qui libèrent), ha concesso a Reporterre questa franca intervista.
Reporterre: È ottimista?
George Monbiot: Sì. Uno dei motivi per cui le persone sono pessimiste è che pensano che sia necessario convincere tutti perché avvenga il cambiamento. Molti storici esempi dimostrano che ciò non è vero. Abbiamo dati [1] che mostrano quante persone devono essere convinte perché avvenga un cambiamento sociale: circa il 25% della popolazione. Se si considerano gli atteggiamenti nei confronti dell’aborto, del matrimonio gay, della libertà femminile, del fumo e delle cinture di sicurezza, è sufficiente raggiungere questa percentuale perché si verifichi il punto di svolta. Una volta che un numero sufficiente di persone si impegna, il resto della popolazione inizia improvvisamente a seguirlo.
R: Allora perché così tante persone in Gran Bretagna, Francia, Polonia e Germania… si oppongono al movimento verde e votano per partiti molto conservatori?
G.M: Purtroppo, l’estrema destra sta cercando di raggiungere il proprio punto di svolta, e si è dimostrata ovunque estremamente efficace nel perseguire un cambiamento sistemico.
R: Il problema non è solo l’estrema destra, ma il fatto che esiste un’alleanza tra i super-ricchi e l’estrema destra…
G.M: È vero. Dietro ogni movimento fascista c’è un miliardario che lo sostiene con discrezione. L’estrema destra indica delle minoranze come capro espiatorio: la rabbia dell’opinione pubblica non è diretta dove dovrebbe essere, verso i ricchissimi che stanno distruggendo i nostri mezzi di sopravvivenza.
In futuro “potremmo assistere a movimenti di massa incontenibili la cui pressione costringerà al cambiamento politico”. Foto scattata alla conferenza “George Monbiot – Out of the Wreckage – A New Politics for an Age of Crisis – The Gaia Foundation »
Nella sua recente enciclica sull’ecologia, Papa Francesco parla della necessità di cambiare lo “stile di vita irresponsabile del modello occidentale”. Perché i politici non osano dire lo stesso?
Nessun politico al di fuori dei partiti verdi sembra disposto a dirlo, anche se è una realtà con cui dobbiamo confrontarci. Viene presentata come spaventosa perché abbiamo normalizzato forme estreme di consumo, anche se sappiamo che non ci rendono più felici. Questo deve cambiare o porterà alla più grande infelicità della storia umana. Ma questo è considerato impensabile, non perché la stragrande maggioranza della popolazione non possa concepirlo, ma perché in Gran Bretagna la maggior parte dei nostri giornali è di proprietà di miliardari psicopatici che non vivono in Gran Bretagna. Eppure ci dicono come pensare e come vivere, e hanno più influenza sui partiti politici che sugli elettori. Sono loro che rendono impensabile di dire alla gente di consumare meno.
R: Come si può rompere l’alleanza tra i plutocrati [2], come li hai recentemente definiti su The Guardian, e l’estrema destra?
G.M: Il primo passo è smettere di preoccuparsi del loro peso. Se i rivoluzionari avessero pensato: “Le forze dell’oppressione sono così enormi che non possiamo nemmeno pensare di rovesciarle”, non sarebbe mai successo nulla. Quello che sappiamo è che possiamo raggiungere la massa critica molto rapidamente. Ciò che sembra impossibile un momento, diventa inevitabile il momento successivo. Dobbiamo smettere di preoccuparci di loro e concentrarci sulla nostra tattica e strategia. Naturalmente, questo sarà estremamente difficile. Nel Regno Unito sono state approvate leggi incredibilmente oppressive, che possono mandarti in prigione per dieci anni solo per aver manifestato.
R: Sono state usate contro gli ambientalisti?
G.M: Sì. Il Police Act 2022 e il Public Order Act 2023 (rispettivamente Decreto di Polizia 2022 e per la Gestione dell’Ordine Pubblico 2023 – ndt) sono le leggi pertinenti il dissenso, più repressive che esistano in qualsiasi cosiddetta democrazia. Inoltre, oltre alle azioni penali, le autorità pubbliche e le aziende private possono ora ottenere ingiunzioni contro chiunque non sia gradito e fargliela pagare. Alcuni dei nostri più efficaci attivisti hanno avuto la loro vita distrutta [3].
I potenti ci stanno attaccando in tutti i modi possibili, ma è un segno della loro paura. Perché man mano che la crisi ambientale diventa più evidente, è sempre meno possibile negarla. Sta diventando una crisi esistenziale per l’industria dei combustibili fossili, per l’industria automobilistica, quella della carne, l’industria avionica, mineraria e per molte altre.
R: Come possiamo affrontare una repressione così dura?
G.M: Molto peggio è stato fatto ai nostri predecessori politici, alle donne che hanno cercato di ottenere il voto, agli attivisti per i diritti civili, a coloro che hanno cercato di ottenere la parità di diritti, alle campagne per l’indipendenza. Migliaia di persone sono state uccise o torturate. Succede ancora: ogni anno centinaia di attivisti ambientali vengono uccisi in tutto il mondo. Quello che chiediamo alle persone di fare – resistere a questo sistema mostruoso – è molto difficile, ma non quanto quello che altre persone hanno affrontato in passato.
Infatti, quando la gente vede altre persone disposte a pagare un alto prezzo per le loro azioni, è più disposta a prenderle seriamente. Il coraggio degli attivisti mi dà speranza. Ogni volta che i poteri oppressivi pensano di averci schiacciato, il coraggio della gente torna a farsi sentire.
R: Lei sembra apprezzare la strategia di Extinction Rebellion (XR).
G.M: Extinction Rebellion è molto strategica. Ma la pandemia di Covid ha interrotto la sua campagna che era così efficace. Eravamo vicini a un punto di svolta. Purtroppo tutti son dovuti tornare a casa. Dobbiamo ricostruire da quella posizione ed è molto difficile, anche perché questa volta la polizia e i politici sono più preparati e hanno introdotto leggi molto repressive.
R: Lei ha discusso con il geografo Andreas Malm, autore di Comment saboter un pipeline. Cosa pensa del sabotaggio come tattica di lotta?
G.M: Con Andreas Malm, la questione riguarda le tattiche. Non sono contrario al fatto che le persone sabotino le proprietà delle aziende o distruggano le infrastrutture, purché nessuno si faccia male. La mia preoccupazione principale è che questo espone le persone a sanzioni molto pesanti. Le pene sono così severe che non posso incoraggiare altre persone a fare qualcosa che io stesso non sono disposto a fare.
« Il sistema Lsta crollando sotto i nostri occhi e non c’è alcun mistero circa la causa: l’ideologia neoliberista”. Crediti fotografici: foto scattata alla conferenza “Neoliberismo, cambiamento climatico, migrazione: George Monbiot in conversazione con Verso”
R: Lei dice che le grandi organizzazioni dovrebbero essere più radicali. Cosa dovrebbero dire?
G.M: In Gran Bretagna abbiamo grandi organizzazioni dedicate alla conservazione, il National Trust, la Royal Society per la Protezione degli Uccelli e il Wildlife Trust, la cui teoria del cambiamento recita più o meno così: “La gente non è pronta per i grandi cambiamenti. Non vogliamo spaventarla. Proporremo solo piccoli cambiamenti e un giorno tutti questi piccoli cambiamenti produrranno il grande cambiamento che vorremmo vedere”. Così non può funzionare. Abbiamo bisogno di un radicale cambiamento politico, economico, sociale e culturale. Queste organizzazioni dovrebbero esortare i loro membri a impegnarsi in una disobbedienza civile di massa.
“Abbiamo bisogno di un radicale cambiamento politico, economico e sociale.”
R: Lei ha iniziato la sua rubrica su The Guardian nel 1995. Cosa è successo alla Gran Bretagna da allora?
G.M: Un disastro. Avevamo un paese relativamente ben gestito nelle sue funzioni principali, e tutto questo è stato distrutto. I nostri fiumi sono pieni di merda perché il sistema fognario ha smesso di funzionare, perché non ci sono stati investimenti per anni, perché le compagnie idriche private incaricate della gestione hanno semplicemente sottratto i soldi per metterli nelle tasche dei loro azionisti. Le nostre ferrovie stanno fallendo per lo stesso motivo. Le nostre scuole stanno letteralmente crollando perché alcune sono state costruite con cemento che dura solo trent’anni. I nostri ospedali stanno cadendo a pezzi. Il sistema sta crollando sotto i nostri occhi e non c’è alcun mistero sulla causa: l’ideologia neoliberista ha trasformato un sistema che più o meno funzionava nell’interesse della gente, in uno che funziona nell’interesse delle grandi imprese.
R: Come si immagina il mondo nel 2030?
G.M: Quando i politici parlano del 2050, intendono dire mai. 2050 è diventato sinonimo di mai. È meglio parlare del 2030. Per quella data potremmo aver superato il punto di non ritorno ambientale e trovarci di fronte a un collasso dei sistemi terrestri. Il tipo di cambiamento possibile è inimmaginabile. Anche i cambiamenti politici a cui potremmo assistere sono inimmaginabili. Una possibilità reale è che l’estrema destra prenda il potere nel Regno Unito nel 2029 sotto le insegne del Partito Conservatore. Ma se queste brutte cose sono immaginabili, lo sono anche quelle belle: potremmo assistere a movimenti di massa inarrestabili, la cui pressione costringerebbe al cambiamento politico. Per esempio obbligando il Partito Laburista a reagire e a diventare un partito che fa quello che dice.
R: Recentemente l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy ha affermato che il vero problema non è il cambiamento climatico, ma la demografia.
G.M: Questo è ciò che dice sempre la destra. È un modo per spostare la colpa dai consumatori del mondo ricco alle persone più povere del pianeta. Stiamo raggiungendo un plateau demografico verso la metà del secolo, e poi è probabile che la popolazione inizi a diminuire a partire dal 2070 circa, poi in modo più marcato. Questo è l’unico indicatore ambientale che non sta andando alle stelle in questo momento. Ma c’è una vera e propria crisi demografica, ed è quella del bestiame, che cresce del 2,4% all’anno.
R: Quali sono le conseguenze di questa crescita esplosiva del bestiame?
G.M: Da qui al 2050, se le tendenze attuali continueranno, avremo 100 milioni di tonnellate di persone in più sul pianeta e 400 milioni di tonnellate di bestiame in più. Si tratta di una catastrofe assoluta, perché per sostenere tutto questo bestiame dobbiamo fare una delle due cose seguenti, entrambe devastanti: la prima è stipare il bestiame in enormi fabbriche, coltivare il cibo altrove, e poi scaricarlo in quelle stesse fabbriche, che producono emissioni enormi di nutrienti che ucciderebbero qualsiasi fiume. L’alternativa: l’allevamento estensivo di bestiame, richiede vaste aree di terreno. Nessuna estensione di terra può sopravvivere a un allevamento così massiccio, quindi la scelta è tra eliminare i fiumi o eliminare la terra. L’unica opzione è smettere di mangiare prodotti animali.
NOTE:
[1] In particolare, il ricercatore americano Damon Centola ha sviluppato questa teoria del punto di svolta sociale.
[2] La plutocrazia è un sistema di governo in cui la ricchezza è alla base del sistema politico. In tale sistema, i plutocrati sono le persone più ricche.
[3] Gli attivisti di Just Stop Oil, un movimento sostenuto da George Monbiot, sono spesso condannati severamente.
Traduzione dal francese di Daniela Bezzi. Revisione di Thomas Schmid