Si è svolta giovedì 22 marzo, in seguito ad una richiesta da parte del consigliere Francesco Rubini Filogna (Altra idea di città) e di Carlo Pesaresi (Ancona diamoci del Noi), la visita al carcere di Montacuto da parte di una delegazione di consiglieri comunali di Ancona, alla presenza del presidente del Consiglio Comunale Simone Pizzi, della direttrice del Carcere e del Comandante della Polizia Penitenziaria. La visita è stata effettuata a distanza di qualche mese dalla tragedia annunciata avvenuta nel penitenziario dorico, uno dei primi suicidi del nuovo anno – quello dei Matteo Concetti – che apre la lista nera dei suicidi nelle carceri italiane. In questi primi mesi del 2024 siamo arrivati a 23, uno ogni tre giorni; gli ultimi tre sono avvenuti a distanza di poche ore nei penitenziari di Pavia, Teramo e Secondigliano. [Associazione Antigone]
I consiglieri comunali hanno registrato una situazione a dir poco complessa, a partire dalle presenze: 320 su una capienza di 286; sovraffollamento in spazi angusti, con arredamenti e dotazioni antiquati e obsoleti e manutenzione carente, se non quando assente. Giacigli scarsamente dignitosi con cuscini e lenzuola inesistenti, nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore non c’è neanche il materasso. L’acqua calda e i riscaldamenti sono garantiti soltanto poche ore del giorno, chiaramente non sufficienti per il numero dei presenti; inoltre lo stato di conservazione della struttura dell’edificio registra all’esterno aree recintate e interdette per pericolo di crolli.
Il personale sottorganico, 120 agenti su una pianta organica necessaria di 176, non è nelle condizioni di garantire tutti i servizi che di diritto spetterebbero ai detenuti. Uno fra tutti: il diritto alle cure mediche e alla salute non viene garantito. Sovente, infatti, saltano gli accompagnamenti negli ospedali per le visite mediche specialistiche per mancanza di personale. Per quanto riguarda i diritti riconosciuti alla vita quotidiana – riportati nella Carta dei diritti e dei doveri dei detenuti e degli internati, prevista dal Regolamento recante norme sull’ordinamento penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà, del Ministero della Giustizia – si riporta: “Gli istituti penitenziari devono essere dotati di locali per le esigenze di vita individuale e di locali per lo svolgimento delle attività in comune, locali che devono essere di ampiezza sufficiente, areati e riscaldati, e muniti di servizi igienici riservati. Il detenuto ha diritto di ricevere biancheria, vestiario e corredo per il letto; deve averne cura e provvedere alla pulizia della cella e al decoro della sua persona. Gli è assicurata la possibilità di fare la doccia e di fruire di un periodico taglio di barba e capelli”.
Nel carcere di Montacuto le attività sono quasi assenti, salvo un’ora di palestra a settimana, 2 ore nel campo da calcio e poco altro garantito dai volontari; il tempo restante si trascorre in cella o nei corridoi a non fare nulla. Le attività non sono comunque programmabili, forse neanche pensabili, a fronte di una totale mancanza di fondi.
Il profondo malessere in cui i detenuti si ritrovano a vivere quotidianamente, nonché l’assenza di una garanzia ad una vita dignitosa e a basilari attività ricreative fanno registrare episodi di violenza, uso indiscriminato di psicofarmaci, tentativi di suicidio – con continue tentate impiccagioni – ed episodi di autolesionismo.