Nel nostro Paese circa un quarto delle morti per cancro è riconducibile a bassi livelli di istruzione.
Quasi 30mila (29.727) decessi oncologici nel 2019 in Itaia, nella popolazione fra 30 e 84 anni, sono infatti correlabili alla scarsa scolarità (22.271 morti negli uomini e 7456 nelle donne), come evidenziato in uno studio pubblicato sul ‘Journal of Public Health’.
Anche di questo si è parlato nei giorni scorsi al Convegno nazionale “Close the Care Gap”, tenutosi alla vigilia della Giornata Mondiale contro il Cancro (World Cancer Day) – che si è celebrata il 4 febbraio – e promosso dall’Istituto Superiore di Sanità, AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e Fondazione AIOM, con gli interventi di Rocco Bellantone, Presidente dell’ISS, di Francesco Perrone, Presidente AIOM, di Mauro Biffoni, Direttore Dipartimento Oncologia e medicina molecolare dell’ISS, di Saverio Cinieri, Presidente Fondazione AIOM, di Paolo Vineis, Ordinario di Epidemiologia Ambientale all’Imperial College di Londra e di Adriana Bonifacino, Presidente della Fondazione IncontraDonna.
Tra i determinanti socioeconomici in grado di influire sulla mortalità da cancro rientra pertanto il livello del ciclo di studi, che spesso condiziona anche la successiva capacità di reddito.
Una diagnosi di cancro, inoltre, può causare ulteriori difficoltà economiche nei pazienti.
È la cosiddetta tossicità finanziaria, che colpisce il 26% delle persone con neoplasia ed è legata a diversi fattori, tra cui i costi che i malati devono sostenere per recarsi nei luoghi di cura.
Basti pensare che, nel 2022, in Italia quasi 28mila pazienti oncologici hanno cambiato Regione per curarsi, in particolare per un intervento chirurgico.
Tossicità finanziaria che – come evidenziato durante il convegno – interessa anche i pazienti di sistemi sanitari universalistici come il nostro.
“Abbiamo già dimostrato in uno studio su 3.760 cittadini con tumore in Italia, ha sostenuto Francesco Perrone, Presidente AIOM, che al momento della diagnosi il 26% deve affrontare problemi di natura economica e il 22,5% peggiora questa condizione di disagio durante il trattamento.
Questi ultimi, inoltre, hanno un rischio di morte nei mesi e anni successivi del 20% più alto”.
Perrone si è soffermato su alcune delle cause delle difficoltà economiche esposte dai pazienti interpellati, sottolineando come alcune spese riguardino il ricorso più o meno frequente alla sanità privata, altre siano relative a farmaci supplementari o integratori, oppure trattamenti aggiuntivi utili, come ad esempio la fisioterapia che è difficile praticare nel sistema pubblico, altre ancora alla logistica, poiché quasi sempre occorre far fronte alle spese di trasporto tra la casa e il luogo dove si ricevono le cure.
E questo non solo nei casi estremi di migrazione sanitaria da Sud a Nord. I problemi possono nascere per raggiungere dalla provincia i centri specialistici nelle grandi città.
Nel 2023, in Italia, sono state stimate 395.000 nuove diagnosi di tumore.
“Le persone con un alto livello di istruzione, ha puntualizzato Saverio Cinieri, Presidente Fondazione AIOM, dispongono di più strumenti per comprendere l’importanza della prevenzione, per interpretare le informazioni utili sui sintomi della malattia e per adottare comportamenti che possono influire sull’efficacia delle terapie.
Da qui il tasso di mortalità per cancro più elevato nei cittadini meno istruiti.
È necessario potenziare le azioni volte a diffondere l’adozione consapevole di uno stile di vita sano e attivo in tutte le età, promuovendo campagne mirate.
La sedentarietà disegna un gradiente sociale a svantaggio delle persone con maggiori problemi economici o bassa istruzione, fra le quali raggiunge il 43% rispetto al 25% dei cittadini che non vivono questa condizione.
E l’obesità è pari al 17% fra gli individui con svantaggio sociale rispetto al 9% di chi non ne riferisce.
Nel 2022, la prevalenza del fumo fra le persone con molte difficoltà economiche era pari al 37% ed analoga a quanto si osservava nel 2008, mentre fra chi non ha problemi finanziari la quota di fumatori è scesa dal 27% al 22% fra il 2008 e il 2022.
Accanto alla prevenzione primaria è necessario migliorare, soprattutto nelle Istituzioni, la consapevolezza del legame fra inquinamento atmosferico e cancro.”
Non sono mancati durante il seminario riferimenti alle cause ambientali – a partire dalla qualità dell’aria che respiriamo – che sono alla base di tante morti premature.
“L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rilasciato ripetuti aggiornamenti delle linee guida per la qualità dell’aria, ha sottolineato Paolo Vineis, Ordinario di Epidemiologia Ambientale all’Imperial College di Londra.
I limiti raccomandati per il PM2.5, il particolato fine che è considerato cancerogeno per l’uomo, sono passati da 10 a 5 microgrammi per metro cubo.
Nell’ottobre 2022, la Commissione Europea ha proposto una nuova Direttiva per allinearsi con le linee guida OMS e per raggiungere l’ambizioso obiettivo di ‘inquinamento zero’ fissato dalla Commissione per il 2050, che comporterebbe, tra l’altro, la riduzione del numero di morti premature attribuibili al particolato fine del 55% al 2030, rispetto al 2005.
La norma italiana prevede attualmente un valore medio massimo annuale per il PM2.5 di 25 microgrammi per metro cubo.
Nel 2023 quattro Regioni, tutte nella Pianura Padana, una delle aree più inquinate in Europa, si sono opposte alla revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria, chiedendo valori limite degli inquinanti meno stringenti rispetto a quanto proposto e una deroga temporale. L’Italia, pertanto, rischia di rimanere indietro nella lotta al cambiamento climatico e all’inquinamento ambientale, avviata dalla Commissione Europea con il Green Deal.”
Passi straordinari in avanti sono stati fatti nella cura del cancro, testimoniati – come ha sottolineato Mauro Biffoni, Direttore Dipartimento Oncologia e medicina molecolare dell’ISS – dalla sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi, che presenta tassi più alti rispetto alla media europea nei tumori più frequenti.
Tuttavia, lo stesso Biffoni ha aggiunto che “anche in Italia vi sono disparità che devono essere superate, perché nessuno rimanga indietro e tutti possano accedere non solo alle terapie più efficaci ma anche ai programmi di screening, indipendentemente dal luogo in cui vivono.”
“Il miglior percorso di diagnosi e cura, ha concluso Adriana Bonifacino, Presidente della Fondazione IncontraDonna, non può essere relazionabile alla Regione, alla città, al territorio di appartenenza. L’offerta dei centri di eccellenza per la cura del cancro e l’innovazione farmacologica non devono trovare ostacoli.
I diritti esigibili e l’equità all’accesso alle cure migliori devono essere garantiti, senza discriminazione alcuna.
Realizzare e implementare le reti oncologiche non è più opzionabile, è una necessità che le Associazioni di pazienti sentono fortemente. Le Associazioni desiderano portare un contributo concreto alle Istituzioni nazionali e territoriali unitamente alle società scientifiche.
Basti pensare quanto sia fondamentale, solo per il carcinoma mammario, affidarsi ai centri di senologia di eccellenza regionale per poter ottenere un 18% in più in termini di sopravvivenza a 5 anni”.
Per approfondire: https://www.aiom.it/; https://www.fondazioneaiom.it/.