Ringraziamo la Regione Lazio che con grande impegno e lavoro si sta adoperando per negare dignità ai nostri ragazzi autistici, trasformando le case famiglia in istituti socio sanitari (in pratica dei mini-manicomi), etichettando come malato chi presenta una neuro-divergenza, negandogli un contesto di vita familiare, tradendo il concetto di salute definito dall’Oms, trasformando utenti in pazienti e rispondendo al bisogno di avere una casa con un ricovero.
L’autismo non è una malattia!
Vogliamo che i nostri ragazzi speciali proseguano nel loro progetto di vita senza percepirsi come pazienti in ogni momento del loro quotidiano.
Vogliamo che possano continuare a correre, nuotare, giocare, vivendo in una casa a tutti gli effetti, sia in termini fisici di spazio e dimensione sia in termini concettuali di luogo condiviso e di famiglia, per una vita degna di essere vissuta.