Duri scontri ieri tra i manifestanti e la polizia a Tel Aviv.
Le richieste delle proteste di piazza sono quelle di una trattativa seria per riportare gli ostaggi israeliani a casa e elezioni anticipate.
L’opinione pubblica israeliana è ancora fortemente pro guerra, ma mette lo scambio di prigionieri come priorità.
“Per l’eliminazione di Hamas c’è tempo”, ha detto uno dei leader della protesta ad una tv privata israeliana.
Lo scontro politico è al suo apice.
L’ex premier Barak ha invitato i manifestanti ad “assediare il parlamento per settimane fino alle dimissioni del governo.
Questo governo vuole salvare soltanto sé stesso. Bisogna far capire a Netanyahu che è stato bocciato”.
Scambio Prigionieri
Doccia fredda sulle trattative per lo scambio di prigionieri.
Mentre a Tel Aviv, per ragioni di propaganda politica interna, si diffonde ottimismo e si annuncia che Hamas ha ceduto sulle sue condizioni iniziali, il premier Netanyahu però continua a fare dichiarazioni per salvare la propria maggioranza ed evitare che l’ala di estrema destra lo lasci solo.
Due le dichiarazioni che minano qualsiasi possibilità di una trattativa seria: “Il piano per l’invasione di terra è pronto, se si raggiunge un accordo per la liberazione degli ostaggi, lo rinvieremo alla fase successiva, altrimenti l’offensiva la faremo anche nel mese di Ramadan”. La seconda dichiarazione è nel merito dello scambio: “I detenuti di lunghe condanne saranno espulsi all’estero”. Il riferimento implicito è a Barghouti e Saadat.
I due propositi di Netanyahu mirano a minare la trattativa e farla affondare prima di iniziare.
Infatti non è mancata la reazione della dirigenza di Hamas che ha fatto giungere alle TV arabe una dichiarazione, in condizioni di anonimato, nella quale si sostiene che “l’ottimismo che circola è prematuro perché al momento attuale non c’è nessun accordo, ma soltanto un quadro generale per la trattativa vera e propria”. Anche la Casa Bianca dopo le dichiarazioni ottimiste ha frenato dicendo che la trattativa indiretta è ancora in corso.
Oggi dovrebbe arrivare a Doha una delegazione dei servizi segreti israeliani diretta dal capo del Mossad, Barnea, per trattare con Hamas, tramite i servizi del Qatar, i particolari dello scambio di prigionieri.
I punti trapelati dalle fonti israeliane sono: una prima fase di cessate il fuoco di 6 settimane con lo scambio di 40 prigionieri israeliani a Gaza e la liberazione di 400 detenuti palestinesi in Israele.
Accesso degli aiuti internazionali alla popolazione, ritorno degli sfollati al nord della Striscia.
Se questa fase di trattativa si coronerà di successo, si passa la mano all’Egitto per le procedure dello scambio sul valico di Rafah.