Prigionieri
Situazione di stallo nella trattativa per lo scambio di prigionieri.
Il portavoce di Hamas a Beirut, Hamadan, ha affermato in una conferenza stampa che non c’è in corso nessuna trattativa concreta, ma soltanto un quadro generale per impostare la vera trattativa.
Ha chiesto che “il governo israeliano chiarisca le sue posizioni sul ritiro da Gaza, sul rilascio dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane e sul ritiro dei territori palestinesi occupati e la creazione di uno Stato sovrano e indipendente”.
In diverse città israeliane si sono svolte manifestazioni di protesta contro la condotta attendista di Netanyahu.
Davanti alla casa del premier i familiari degli ostaggi hanno alzato cartelli con la scritta: “La vita dei nostri cari è più preziosa della vita del governo”.
A Tel Aviv sono stati arrestati 4 manifestanti con l’accusa di disordini e resistenza a pubblico ufficiale.
Il governo israeliano è in grosse difficoltà di equilibrio interno.
Netanyahu ha deciso di non convocare il comitato ristretto dei Ministri, per evitare la discussione sulle condizioni per lo scambio di prigionieri.
La stampa israeliana rivela che i ricatti incrociati mettono in pericolo la stabilità del governo.
Netanyahu aspetta la risposta di Hamas alla bozza di accordo, proposta dall’Egitto e approvata dai servizi di sicurezza nella riunione tenuta a Parigi la scorsa settimana.
Risposta che il premier israeliano prevede sia negativa, per scaricare sui palestinesi la colpa del fallimento delle trattative.
Nel frattempo Netanyahu continua a dichiarare che l’esercito non si ritirerà da Gaza, che non saranno rilasciati migliaia di prigionieri palestinesi e che l’esercito assumerà il controllo di sicurezza su Gaza; tutte condizioni che negano le richieste del movimento palestinese.
Queste dichiarazioni sono rivolte anche al fronte interno, per compattare l’ala intransigente del suo elettorato e garantire la permanenza dei partiti estremisti nel governo.