Cominciamo dalla fine. Questa foto ritrae Paola Gianotti in un cortile della Sorbona a Parigi. Da sinistra trovate Domenico inviato della trasmissione di Radio 2 Caterpillar, Nicolas vicepresidente della Sorbona incaricato del patrimonio mobile e immobiliare, Paolo dello staff che ha accompagnato Paola nella Cycling No Borders, Serena e io che siamo venuti a accogliere Paola a Parigi.

Tutto ebbe inizio – dal mio punto di vista – nel novembre scorso quando passai a casa di Paola. Dovevo consegnarle un quadro gigante che aveva acquistato, in modo un po’ eterodiretto, durante un’asta benefica alle Zone Attive di Cittadinanza d’Ivrea. Raffigurava una donna che solleva una bici e la scritta “In Bike We Trust”, che tradotto suona più o meno “Confidiamo nella bici”.

In quell’occasione Paola mi raccontò della nuova avventura a cui si apprestava. Da Helsinki a Parigi per M’illumino di Meno, a febbraio, in pieno inverno, in bici. L’idea è folle, mi sento subito coinvolto.

Noi utopisti nati nel post tutto – post ideologie, post industriale, post movimenti di massa – siamo facilmente coinvolgibili in queste forme di mediattivismo; indicano una necessità, ovvero il cambiamento, a cui la società è refrattaria e lo rendono attraente, comunicabile, scombinando le carte, stupendo, offrendo un punto di vista diverso con cui mettere in dubbio le proprie certezze.

E’ la ricetta del successo di M’Illumino di Meno, La Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili ideata nel 2005 da Rai Radio2. Da “un’idea piccola l’eco e il tempo l’hanno fatta diventare davvero importante” ha detto ieri in trasmissione la Presidente della Rai Marinella Soldi. E’ un’iniziativa che si basa sui gesti che tutti noi possiamo compiere per mitigare i cambiamenti climatici.

Certo, l’azione individuale di spegnere una luce in più, di limitare il consumo energetico, ha un peso, specie come partecipazione e presa di coscienza. “Un cambiamento nell’anima, un cambiamento esistenziale che porta a pensare che la natura non sia a nostra disposizione, ma che ne siamo solo una parte” ha detto Sara Zambotti ieri a Geo&geo.
Il cambiamento non è facile, lo ha raccontato Marta, giovane di Extiction Rebellion ieri a Caterpillar. I suoi amici e lei sono stati multati per la sola intenzione di aprire uno striscione sotto la sede della Regione a Milano con scritto “Olimpiadi senza neve: una cagata pazzesca”. Scusate il francesismo ma è una citazione fantozziana, come ha specificato Cirri durante la diretta.
La difficoltà del cambiamento è tutto in quello striscione.

Vogliamo perseverare a sprecare risorse per sparare neve dove non cade più o conviene andare in altre direzioni?
A Mantova, ha raccontato l’assessore del Comune collegato con Caterpillar, hanno ricordato le guerre che si stanno moltiplicando in giro per il Pianeta. Non sono un’altra cosa, sono anche esse causate dalla smania di accaparramento di risorse che, d’altra parte, si stanno esaurendo.
E’ il capitalismo, bellezza.

Questa parola che non si può più pronunciare, ma che è quella che definisce meglio il meccanismo che sta alla base del nostro sistema, ovvero la continua ricerca di margini di profitto da parte di una minoranza di Homo sapiens che, d’altra parte, sono riusciti a convincere gli altri della impossibilità di qualunque alternativa.

Non è un caso che la terza domanda che trovate nel video di Pressenza con Paola e me sotto la Torre Eiffel riguarda quanto abbia sentito, specie pedalando nei Baltici e in Polonia, la presenza della guerra. Ce ne siamo già dimenticati, grazie al meccanismo di rimozione della Società dello spettacolo, ma in Europa è in corso un conflitto tra Russia e Ucraina. Possiamo rimuoverlo, ma la sofferenza permane e anche i danni ambientali causati dalle bombe.

Quando ci siamo incontrati ieri mattina abbiamo poi preso un caffè in un bistrot vicino alla Torre. Paola ha spiegato a Paolo e Nico, lo staff che l’ha accompagnata da Helsinki a Parigi, che sono un’idealista. Lo ha detto con stima e affetto. Ci tengo a ribadirlo e lo scrivo qui: per uscire da questo vicolo cieco in cui l’essere umano si è cacciato ci serve più utopia, dobbiamo scrollarci di dosso quella ideologia per cui niente può cambiare e ha senso solo ciò che si misura con i margini di profitto.
In fondo anche la storia di Paola è in questo solco, anni fa ha abbandonato la finanza per dedicarsi alla bici. Un mezzo di trasporto che è anche simbolo del cambiamento; mitica, epica e utopica, l’ha definita Marc Augé.
Torniamo alla foto. Siamo riusciti a scattarla perché quando andai a casa di Paola a novembre le mie rotelline cominciarono a girare e associai: Parigi, luoghi simbolici, Sorbona. Un mio amico di vecchia data è professore alla Sorbona. Uscito da casa di Paola lo contattai. E’ sempre il Lorenzo che conobbi a 15 anni, battute sarcastiche, dubbi ma una grande sensibilità e altrettanta disponibilità. Mi da retta e alla fine siamo entrati alla Sorbona. Certo non abbiamo spento niente, ma nella Società dello spettacolo l’importante non è cosa succede nella realtà ma cosa si immagina, o no?
Lorenzo non c’è nella foto nel cortile della Sorbona, però ne è l’artefice. Manca anche chi quella foto l’ha scattata, colui che ha documentato tutto il percorso fatta da Paola, Nico come Lorenzo è un protagonista e testimone che non compare nello scatto.
Grazie a tutti, che ci siate nella foto oppure no, abbiamo offerto speranza e siamo stati bene. Viva la bicicletta e la sua carica utopica!

Intervista a Paola sotto la Torre Eiffel