Le voci e le testimonianze di alcuni superstiti del 6 febbraio 2023 in un video diffuso dall’organizzazione Still I Rise

Sono trascorsi 365 giorni da quando un boato nel cuore della notte ha sconvolto le terre della Turchia e della Siria. A un anno dal terribile terremoto di magnitudo 7.8, avvenuto nelle prime ore del 6 febbraio 2023, la situazione per la popolazione nell’area del Nord Ovest della Siria non è migliorata: l’organizzazione non profit Still I Rise diffonde nel giorno dell’anniversario le testimonianze di alcuni superstiti.

«Il terremoto è stato completamente diverso da tutte le emergenze a cui abbiamo risposto in passato», racconta Ismail Abdullah, Portavoce dei White Helmets, organizzazione di risposta all’emergenza, operativa nell’area. «Abbiamo detto fin dall’inizio che avevamo bisogno di aiuto, ma questo aiuto nei primi giorni non è arrivato: per questo abbiamo perso molte vite».

Nei tre giorni successivi al sisma, infatti, nessun aiuto è arrivato nel Nord Ovest della Siria, fuori dal controllo del regime di Bashar Al-Assad, a causa delle negoziazioni politiche al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: questo ha determinato un numero più alto di vittime. L’area è stata quella maggiormente colpita in Siria, in particolare nei distretti di Afrin, Harim e Jabal Sam’an: qui si concentra il 74% delle vittime totali registrate nel Paese, con 4.400 morti, più di 10.500 feriti, oltre 100mila persone sfollate a causa del sisma e 280mila persone in stato di grave necessità. In totale, nell’area sono 2.87 milioni gli sfollati interni, su una popolazione di 4.55 milioni di persone (fonte: Ocha).

Nonostante questa situazione drammatica, il 2023 risulta essere stato il primo anno dal 2010-2011 in cui i finanziamenti internazionali a tutta la Siria sono stati inferiori rispetto agli anni precedenti: solo il 38% del Piano di Risposta Umanitaria è stato finanziato, contro il 53% dell’anno passato, con conseguenze devastanti per l’intera popolazione siriana.

Come se non bastasse, a dicembre 2023 il World Food Programme ha annunciato per il 2024 la sospensione del suo programma di assistenza alimentare generale per tutta la Siria, a causa dell’insufficienza dei fondi. Nell’ultimo anno, questo programma ha fornito pacchi alimentari e vouchers a quasi 1,3 milioni di persone nel Nord-Ovest della Siria.
«È diverso tempo che non riceviamo supporto, niente per i nostri figli. Il campo in generale è in una situazione davvero terribile. Anche la tenda in cui vivo l’ho pagata io: nessuno mi ha dato niente. Veniamo minacciati di essere mandati via da questo campo in qualsiasi momento, non abbiamo un posto dove andare. Molte volte mi arrabbio e odio tutto in questo mondo: non abbiamo casa, aiuto, terreno. Non abbiamo niente», racconta Kusar Mohamed Ali, una superstite sfollata in uno dei campo profughi nel distretto di Afrin. «Ci sono molti bambini che non vanno a scuola e che non hanno nulla. Abbiamo due ragazzi di 14 e 15 anni e quattro ragazze, una delle quali ha dieci anni: è un loro diritto andare a scuola».

Gli effetti del terremoto sull’educazione sono stati altrettanto devastanti. Si stima che – nel solo Nord Ovest della Siria – 1000 scuole primarie e secondarie siano andate distrutte, mentre il 40% delle 300 strutture temporanee adibite all’istruzione sia stato danneggiato (fonte: Ocha). Nei campi per gli sfollati interni del Nord Ovest della Siria, il 57 per cento dei bambini non ha accesso alle scuole primarie e l’80 per cento alle scuole secondarie. Nella città di Ad Dana, a un’ora da Idlib, il sisma ha fortunatamente risparmiato la scuola Ma’an di Still I Rise, che ha così potuto riprendere le sue attività dopo il sisma.

«Dopo un anno da quella notte orribile, in cui le persone hanno vissuto i loro incubi peggiori, noi di Still I Rise siamo qui, per garantire ancora tutti i servizi ai nostri studenti. Sono servizi necessari per queste persone, affinché possano proseguire la propria vita e costruire i propri sogni», conclude Abdulkafi Alhamdo, Program Manager di Still I Rise. «Intanto però, dall’altra parte, vediamo che le Nazioni Unite (ndr: WFP) hanno sospeso gli aiuti per il Nord Ovest della Siria, lasciando queste persone a soffrire da sole, senza l’aiuto di nessuno».

CREDITS VIDEO
“NORTH WEST SYRIA EARTHQUAKE: 1 YEAR AFTER”
Produzione e concept: Still I Rise (www.stillirisengo.org)
Riprese: Still I Rise, in collaborazione con White Helmets
Interviste: Abdulkafi Alhamdo, Still I Rise