Un Paese in linea con gli obiettivi europei e di sviluppo sostenibile per la produzione di energia da fonti rinnovabili, che raggiunge buoni livelli di raccolta differenziata dei rifiuti e diminuisce lo smaltimento in discarica, che cerca di migliorare la qualità dell’aria, ma che continua ad avere problemi sul fronte delle emissioni di gas serra, dell’incidenza del turismo sui rifiuti urbani, della produzione di rifiuti speciali e del consumo di suolo. È questo in sintesi il quadro nazionale che emerge dal quarto “Rapporto Ambiente” del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente – SNPA: un’analisi in 21 punti sullo stato dell’ambiente in Italia, per capire quali trend stanno andando nella direzione giusta e quali no.
Partiamo dagli aspetti negativi. Si riducono le emissioni di gas serra rispetto al 1990 (-20%), ma la diminuzione non è sufficiente: pur superando l’obiettivo europeo fissato per il 2020, sono necessari ulteriori sforzi per raggiungere i nuovi obiettivi al 2030. Dopo la battuta d’arresto dovuta al periodo pandemico, nel 2021 i gas serra hanno visto un incremento dell’8,5% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda il consumo di suolo, dal 2006 al 2022 è aumentato in Italia di oltre 120.000 ettari. Nell’ultimo anno, il consumo di suolo netto registrato in Italia è stato, in media, di oltre 21 ettari al giorno pari a 2,4 m2 al secondo. Un incremento che allontana ancora di più dall’obiettivo di azzeramento del consumo netto di suolo, previsto dall’Ottavo Programma di Azione Ambientale, mostrando una preoccupante inversione di tendenza dopo i segnali di rallentamento registrati nel 2020.
Anche per quanto riguarda la qualità dell’aria e in particolare il PM10, l’obiettivo a oggi è ridurre i livelli dei principali inquinanti in modo sostanziale cercando di allinearci agli ambiziosi traguardi indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tra il 2013 e il 2022 la concentrazione di PM10 è risultata decrescente nel 45% delle stazioni analizzate, con una diminuzione media del 2,1% annuo. Tuttavia, in riferimento all’esposizione al valore limite giornaliero, oltre al lontanissimo obiettivo di raggiungere i livelli raccomandati dall’OMS anche rispettare l’obiettivo previsto dalla normativa su tutto il territorio nazionale sembra piuttosto difficile: nel 2022 non è stato rispettato nel 20% dei casi. Il Rapporto tra gli aspetti negativi segnala anche l’incidenza del turismo sui rifiuti urbani. Dal 2006 al 2021, in Italia, la quota di rifiuti urbani prodotti attribuibili al settore turistico mostra un andamento altalenante: in decremento fino al 2009, poi una crescita, seppur lieve, nel 2010 e nel 2011, per diminuire fino al 2013, e successivamente tornare ad aumentare, raggiungendo 9,71 kg/ab. equivalenti nel 2019 e crollare nell’”anomalo” biennio 2020-2021, attestandosi a 4,88 kg/ab. equivalenti. I dati confermano come le presenze dei turisti gravino maggiormente sul territorio delle regioni che registrano una pressione turistica elevata: sono, infatti, il Trentino-Alto Adige (33,12 kg pro capite) e la Valle d’Aosta (15,35 kg pro capite) a presentare la più alta incidenza del movimento turistico “censito” sulla produzione totale di rifiuti urbani.
E anche per i rifiuti speciali si registrano negatività: rispetto all’obiettivo di ridurre in modo significativo la quantità totale di rifiuti speciali prodotti entro il 2030, in Italia aumenta la produzione. Sono 165 milioni di tonnellate nel 2021, pari a 98 tonnellate per 1 milione di euro di PIL (erano 80 ton per 1 Ml di euro nel 2010). Rispetto al 2020, a fronte di una crescita del PIL pari al 7%, la produzione di rifiuti speciali segna +12,2%.
Passiamo ai trend positivi. Per quanto riguarda le energie rinnovabili, dall’analisi del trend 2004-2020 emerge che il loro uso è aumentato e la quota è quasi triplicata nel periodo considerato: dal 6,3% del 2004 si è passati al 20,4% nel 2020 con un valore superiore all’obiettivo del 17% assegnato all’Italia. Si registra, tuttavia, un calo al 19% nel 2021. Nel 2020, con l’eccezione di Liguria, Lazio e Sicilia, in tutte le regioni italiane si osserva che la percentuale dei consumi finali lordi coperta da fonti rinnovabile è più elevata rispetto agli obiettivi previsti dal DM 15 marzo 2012.
In merito all’agricoltura biologica, invece, l’obiettivo del Piano strategico nazionale politica agricola comune 2023 –2027 è destinare il 25% dei terreni agricoli all’agricoltura biologica entro il 2027, più ambizioso rispetto all’analogo obiettivo definito dalla Strategia Farm to Fork, fissato al 2030. Nel 2022 l’agricoltura biologica interessa il 18,7% della superficie agricola utilizzata (SAU) e il 7,3% del numero di aziende agricole. Negli ultimi 32 anni l’andamento è stato crescente sia in termini di operatori sia di superficie coltivata, in controtendenza rispetto allo storico declino della superficie agricola.
Anche per la raccolta differenziata e i rifiuti in discarica ci sono importanti passi in avanti. Si conferma il trend di crescita della raccolta differenziata anche nel 2022 con l’aumento di un punto percentuale a livello nazionale rispetto al 2021; che raggiunge così il 65%. Tra i rifiuti differenziati, l’organico si conferma la frazione più raccolta in Italia pari al 38,3% del totale, al secondo posto carta e cartone (19,3% del totale), e il vetro con (12,3% del totale). Nel 2022, la più alta percentuale di raccolta differenziata è stata conseguita in Veneto, con il 76,2%, seguita da Sardegna, con il 75,9%. E’ in costante discesa invece la quantità di rifiuti smaltiti in discarica. Dal 63,1% del 2002 si è passati al 17,8% del 2022. Il numero delle discariche operative è pari a 117 impianti: al Nord vi sono 50 impianti, al Centro 25 e al Sud 42. Vi è però la necessità di imprimere un’accelerazione nel miglioramento del sistema di gestione per consentire il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla normativa europea: 10% entro il 2035. A livello regionale, nel 2022, la più bassa percentuale di rifiuti urbani smaltiti in discarica è conseguita dalla regione Campania con l’1,1%, seguita da Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, e Trentino-Alto Adige. Si collocano al di sopra della soglia del 10% tutte le restanti regioni.
Qui per scaricare il Rapporto e gli altri materiali: https://www.snpambiente.it/snpa/presentazione-delrapporto-ambiente-snpa-edizione-2023/