Il 27 febbraio 2024, il Parlamento Europeo ha approvato la “Nature Restoration Law”, ovvero la Legge sul ripristino della Natura. Questa legge, approvata con un sostegno di 329 voti a favore, 275 contrari e 24 astenuti, rappresenta un punto di partenza per la protezione e il ripristino degli ecosistemi europei.
Tra le disposizioni più rilevanti si evidenzia l’introduzione del reato di ecocidio, una misura forte volta a punire coloro che danneggiano l’ambiente attraverso atti di inquinamento. Inoltre, la legge stabilisce obiettivi per il ripristino degli ecosistemi, con un invito agli Stati membri a ripristinare almeno il 30% delle torbiere prosciugate entro il 2030 e a progredire sugli indicatori della biodiversità agricola, compreso l’aumento del numero di farfalle delle praterie e uccelli da allevamento.
L’approvazione della Legge sul Ripristino della Natura rappresenta un passo significativo anche dal punto di vista giuridico poiché testimonia l’urgente necessità di adottare misure concrete per affrontare la crisi ambientale e rappresenta una presa di posizione da parte dell’UE nel perseguimento di un futuro sostenibile.
Il percorso verso l’approvazione della legge non è stato semplice. In particolare, i partiti conservatori hanno espresso un’opposizione decisa alla legislazione, rallentandone il progresso e rendendo necessario un lungo iter legislativo durato circa 20 mesi dalla proposta iniziale. Ora, il processo passa alla fase finale che coinvolge l’approvazione da parte del Consiglio europeo e la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale Ue.
La proposta della Commissione Europea della Legge sul Ripristino della Natura si basa sulla Strategia dell’UE per la Biodiversità, che vuole fissare obiettivi vincolanti per il recupero di ambienti naturali come foreste, fiumi, e habitat marini. Il ripristino di questi habitat non solo aumenterà la varietà di piante e animali, ma aiuterà anche a mantenere la pulizia dell’acqua e dell’aria e a ridurre il rischio di inondazioni. Questo potrà contribuire a limitare l’aumento della temperatura globale, rendendo l’Europa più resistente ai cambiamenti climatici.
Gli obiettivi della legge sono chiari: ripristinare gli ecosistemi, gli habitat e le specie presenti sulle terre e nelle acque dell’Unione Europea. Tale intervento mira a garantire il raggiungimento degli obiettivi dell’UE in materia di mitigazione e adattamento climatico, e assicurando il rispetto degli impegni internazionali.
La proposta prevede che almeno il 20% delle terre e delle acque dell’UE sia soggetto a queste misure entro il 2030, con l’obiettivo finale di ripristinare tutti gli ecosistemi bisognosi entro il 2050. La proposta dettaglia inoltre obiettivi specifici riguardanti diversi tipi di habitat e specie, come il miglioramento delle aree biodiverse e il recupero delle popolazioni di impollinatori. Si mira anche a proteggere e ampliare gli spazi verdi urbani. Allo stesso tempo, si punta a rimuovere le barriere che impediscono la connessione tra le acque superficiali, con l’obiettivo di riportare almeno 25.000 km di fiumi a uno stato di flusso libero entro il 2030.
A sostegno dell’iter della legge è stata fondamentale la grande mobilitazione che si è innescata grazie alle organizzazioni italiane ed europee, alla scienza, ai cittadini e alla società civile, i cui numeri, a cominciare da quelli del milione di firme raccolte e dei seimila scienziati, sono eloquenti.
Nel Manifesto per la Nature Restoration Law, le oltre 200 organizzazioni italiane aderenti nonché le centinaia di ricercatori, accademici, figure di enti e istituzioni hanno sottolineato il rilievo della legge per la biodiversità europea e, più in generale, per l’ambiente, la sostenibilità, il benessere delle persone.
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