L’udienza di ieri è stata dedicata all’esame dei testimoni d’accusa, segnando un momento significativo dopo quasi due anni di udienze preliminari. L’audizione ha contribuito a far emergere i secondi fini e l’assoluta mancanza di credibilità dei testimoni su cui l’accusa ha costruito l’intero caso. Gli imputati sperano quindi che l’udienza di sabato segni l’inizio della fine del processo, poiché è chiaramente emerso che le accuse dei testimoni sono state costruite a tavolino e politicamente motivate.
L’esistenza di “testimoni oculari affidabili e attendibili” è sinora sempre stato considerato l’elemento distintivo e peculiare del caso Iuventa e la principale differenza rispetto alle decine di altri casi contro le ONG che si occupano di soccorso in mare, che non sono mai arrivati al processo o sono stati immediatamente archiviati. Il fatto che questi testimoni oculari fossero ex agenti di polizia, e che avrebbero dunque agito per un presunto senso di responsabilità, avrebbe dovuto aggiungere credibilità al caso. Tuttavia, l’udienza di ieri ha gettato una luce molto diversa su tale approccio.
I due testimoni chiave sono infatti stati sostanzialmente licenziati dalle forze di polizia a causa di una storia professionale segnata da bugie, frodi, diffamazione e negligenza. La loro credibilità era talmente compromessa da diventare insostenibile persino all’interno dei ranghi della polizia stessa.
Nonostante le numerose prove della loro mancanza di attendibilità e del loro discutibile comportamento passato, l’accusa li ha usati come pretesto per costruire l’indagine più grande e importante contro l’attività di soccorso in mare delle ONG. Attraverso l’omissione selettiva di fatti, sono stati trasformati da ex dipendenti in disgrazia in “ex colleghi” apparentemente credibili.
La procura di Trapani era pienamente consapevole del loro torbido passato fin dall’inizio, ordinando persino di intercettarne i telefoni per verificarne le dichiarazioni. Nelle prime fasi dell’indagine, queste registrazioni hanno mostrato chiaramente la loro disonestà e i loro secondi fini: uno aspirava a rientrare nel corpo di polizia, mentre l’altro mirava a una posizione di prestigio all’interno del partito razzista e di estrema destra Lega Nord. Il fatto che abbiano contattato Matteo Salvini e che abbiano scambiato con lui informazioni e materiale rivela le inclinazioni e le motivazioni politiche alla base delle loro accuse e testimonianze.
Non solo la credibilità dei testimoni è nulla, ma anche i loro cosiddetti “resoconti oculari” sono vaghi, contraddittori e frutto di una fondamentale mancanza di conoscenza degli standard di comportamento marittimo e di ricerca e salvataggio (SAR) ma anche della loro malafede.
Nicola Canestrini, avvocato di Iuventa: “L’esame incrociato dei testimoni dell’accusa, finalmente ordinato dall’autorità giudiziaria per verificare la loro credibilità, ha confermato l’assoluta mancanza di prove per i capi d’accusa. L’immediata chiusura del procedimento iniziato otto anni fa è l’unica opzione accettabile in uno Stato di diritto“.
Kathrin Schmidt, imputata di Iuventa: “È ridicolo vedere come il sistema giuridico italiano si sia trasformato in uno spettacolo di marionette per gli interessi politici di loschi personaggi di destra. L’unico possibile giusto esito è che il giudice faccia cadere tutte le accuse nella sua decisione al termine di questa fase preliminare, che è prevista per l’inizio di marzo“.
Questa situazione può sembrare materiale per una soap opera, ma la realtà è molto più grave. Secondo l’OIM, oltre 10.000 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale dal sequestro della Iuventa nell’estate del 2017. Inoltre, più di 200.000 persone sono state rimpatriate forzatamente in Libia. Ognuna di queste tragedie avrebbe potuto essere evitata e la Iuventa avrebbe potuto svolgere un ruolo cruciale nel salvare vite umane – se solo non fosse stata sequestrata.
28.02. – 02.03. Sono attese le dichiarazioni conclusive di tutte le parti.