Si è tenuto ieri all’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa il convegno “Delocalizzazioni e transizione ecologica: il caso Gkn”, durante il quale è stato presentato il percorso per l’intervento pubblico costruito dalle assemblee di azionariato popolare. “Chiediamo di utilizzare i soldi pubblici per creare a Campi Bisenzio un polo delle energie rinnovabili e della mobilità sostenibile, che sia l’apripista di una vera politica industriale e non l’erogazione di fondi pubblici a fondo perduto, utili solo a coprire le perdite del privato”.
Il Collettivo di Fabbrica nel suo intervento ha espresso la propria solidarietà agli studenti cui è stato impedito l’ingresso proprio in quella piazza: “Il manganello è solo l’ultimo terminale della paura, del conformismo, dell’incapacità di un Paese di dire di no. E diventi incapace di dire di no, anche quando non riesci più a immaginare un’alternativa. Ci stanno imponendo la paura: di scendere in piazza contro la guerra, di pensare a un’alternativa all’esistente”.
Il convegno è stato organizzato per discutere delle politiche industriali necessarie alla trasformazione del tessuto produttivo del Paese, traendo spunto dall’evoluzione della vertenza della ex-GKN con interventi dal mondo della ricerca, della politica e delle istituzioni. Sono intervenuti Dario Salvetti (Collettivo di Fabbrica GKN), Andrea Orlando (Partito Democratico), Pasquale Tridico (Università Roma Tre, già presidente Inps), Samuele Lodi (Segretario Nazionale Fiom Cgil), Andrea Roventini e Armanda Cetrulo (Scuola Superiore Sant’Anna). L’incontro era moderato dalla giornalista del Tg La7 Gea Scancarello.
Gli interventi che si sono susseguiti hanno sottolineato come l’assenza di un’adeguata politica industriale da decenni stia causando lo smantellamento progressivo di interi settori produttivi chiave per l’Italia, come quello dell’automotive. In particolare, Pasquale Tridico ha evidenziato come cassa integrazione e ammortizzatori sociali siano inefficaci nella creazione di posti di lavoro.
Secondo il Collettivo di Fabbrica “come succede nelle crisi industriali, anche nel caso Gkn l’intervento pubblico si sostanzia nella ‘socializzazione delle perdite’, finanziando cioè progetti di reindustrializzazione senza garanzie di rilancio industriale e con il ricorso agli ammortizzatori sociali come unica soluzione. Gli unici a cui non è permesso di parlare di intervento pubblico siamo proprio noi, che stiamo portando avanti un progetto dal basso per rispondere alla necessità di una politica industriale di transizione ecologica. È questa la nostra idea di fabbrica pubblica socialmente integrata, dove pubblica non sta solo per intervento pubblico – che continuiamo a chiedere – ma anche per una reindustrializzazione che risponda a questo tipo di esigenza, più forte che mai in un territorio cementificato e alluvionato”.
Di fronte a un governo assente, che non ha una politica industriale di transizione ecologica, che ha finanziato con soldi pubblici una cassa integrazione costruita su misura di un privato condannato più volte da diversi tribunali, che non convoca neanche un tavolo di crisi e ancora una volta mostra il suo volto repressivo, facendo manganellare gli studenti che legittimamente esprimono il proprio dissenso, il Collettivo di Fabbrica ex Gkn chiama alle proprie responsabilità la Regione Toscana, che “avrebbe gli strumenti per far uscire lo stabilimento di Campi Bisenzio dal vicolo cielo in cui è stato condotto, approvando una legge per realizzare un condominio industriale ecologico e socialmente integrato. Per un intervento del genere la Regione potrebbe usare la forma del consorzio industriale pubblico. Ed è quello che chiediamo e chiederemo. La classe operaia, forte della sua storia, può indicare una strada, laddove la politica e gli industriali sembrano sfuggire alle loro responsabilità”.