Sono molto meno visibili degli agricoltori che protestano in Europa. Ma gli abitanti e produttori delle zone rurali nei paesi in via di sviluppo vivono condizioni difficilissime, fra i conflitti che si aggravano, il continuo aumento delle temperature globali con le devastazioni che ne seguono, le ripetute crisi economiche e le crescenti disuguaglianze. E quasi 700 milioni di persone si trovano in condizioni di estrema povertà.
Sembra strano parlare di innovazione in contesti tanto difficili, spesso emergenziali. Eppure, giorni fa, il 47° Consiglio direttivo del Fondo internazionale delle Nazioni unite per lo sviluppo agricolo (Ifad), l’unica organizzazione internazionale dedicata in modo specifico al sostegno finanziario alle zone rurali, si è concentrato sull’innovazione per un futuro sicuro dal punto di vista alimentare e per le necessità dei piccoli produttori nei paesi in via di sviluppo: quelli, dopotutto, che in certi paesi producono fino al 70 per cento del cibo consumato.
L’innovazione è un processo bidirezionale: le popolazioni rurali possono condividere conoscenze e innovazioni uniche. Spesso non certo high-tech. Richiamandoci a E. F. Schumacher (che teorizzò le tecnologie appropriate), parleremmo di innovazioni appropriate.
Ma la sorpresa, all’evento dell’Ifad, è stata la small IA: la piccola intelligenza artificiale. Ne ha parlato Bhaskar Chakravorty, preside di Global Business alla Fletcher School della Tufts University, citando un caso di studio in Tanzania in cui gli agricoltori, caricando foto di colture infestate da parassiti su un’applicazione appositamente sviluppata che forniva i trattamenti disponibili localmente, hanno potuto risparmiare 100 milioni di dollari – evitando di perdere i raccolti.
Secondo i dati forniti durante l’evento, il 50% dei raccolti nell’Africa sub-sahariana viene perso a causa di malattie e parassiti di vario tipo. Il danno raggiunge l’astronomica cifra di 200 miliardi di dollari.
Naturalmente, ha illustrato Chakravorty, per far funzionare le innovazioni salva-raccolti (e altre), occorrono diverse premesse: aumentare l’elettrificazione rurale, l’accesso a Internet e la diffusione degli smartphones, diffondere l’alfabetizzazione in materia, consolidare nelle comunità rurali la fiducia nella tecnologia, sviluppare una vivace cultura digitale, anche rispetto all’intelligenza artificiale. Non è scontato.
Tanti i settori di intervento possibili, indicati dall’esperto: agricoltura di precisione, agricoltura rigenerativa, individuazione delle malattie e protezione dei raccolti, previsioni meteorologiche, formazione degli agricoltori, previsione dei prezzi, visibilità della catena di approvvigionamento, pagamenti digitali… L’importo in termini di investimento sarebbe relativamente basso, il ritorno enorme e le azioni da intraprendere semplici, ha affermato.
L’obiettivo rimane quello classico: aiutare i piccoli agricoltori ad aumentare la produzione e migliorare le condizioni di vita, a costruire la resilienza di fronte a cambiamenti climatici, conflitti e instabilità economica.