Anche senza la presenza di progetti depositati in Comune, l’intento speculativo da parte dell’industria vitivinicola di impossessarsi dello “Stallone” è evidente. Secondo una mappa del 1831 conservata negli archivi del Municipio di Adro (provincia di Brescia), in località “Stallone” vi era la presenza di un bosco ceduo, ma è bene ricordarsi che i prati sono sempre stati “zona agricola non boschiva”, mentre i boschi cedui sopra di essi e anche altre zone del monte sono stati inseriti come fossero “prati” nel PGT del Comune di Adro nel 2012 e tutt’oggi sono catastati come “bosco ceduo”. Ciò li espone a speculazioni a danno dell’ecosistema locale, come se non avessero alcun diritto di esistere in quanto potenziale “area agricola”. Neppure il PTGR Franciacorta, all’articolo 4, mette al riparo le “terre vergini” dallo sfruttamento intensivo e dalla speculazione, sacrificandole invece sull’altare della viticoltura, considerata un “valore aggiunto”. Il timore è che la colonizzazione delle “terre vergini” da parte dell’agrobusiness possa diventare un altro pericoloso precedente, incentivando così lo sfruttamento intensivo di ciò che resta delle aree verdi e boschive.
Tutelare lo Stalù come “prato stabile” è l’unica possibilità. Nel Regolamento Regionale della Lombardia del 20 luglio 2007 n. 5, sotto il capitolo “Norme forestali regionali, in attuazione dell’articolo 50, comma 4, della legge regionale 5 dicembre 2008, n. 31 (testo unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale)”[1], all’articolo 67 si parla della tutela dei prati stabili: “Nei prati stabili, la rottura del cotico erboso a scopo colturale agricolo può essere effettuata liberamente purché finalizzata all’immediata ricostituzione del prato stabile. Per altre finalità che non comportino danni al suolo e all’ambiente, l’intervento deve essere autorizzato dall’ente forestale ai sensi dell’articolo 7”[2].
Sebbene sia una normativa labile, lo Stalù è riconosciuto come “prato stabile”, oltre ad “area agricola” e permette di aprire un capitolo più amplio per la sua tutela. In sostanza se Moretti volesse utilizzare lo “Stallone” dovrebbe avere l’autorizzazione non solo dal Comune, ma anche dall’ente forestale e il progetto dovrebbe essere il meno impattante possibile, al punto da ricostituire il “prato stabile” nella sua interezza. Quindi l’ipotesi dei “vigneti in alta quota” non sarebbe possibile in quanto in violazione con la stessa idea di mantenimento del prato. Il Comune di Adro, prima di autorizzare qualsiasi operazione dovrebbe pretendere anche una perizia da esperti per superare e garantire la stabilità idrogeologica assicurata dal vincolo esistente sullo “Stallone”.
Inoltre i “prati stabili” hanno un’importantissima funzione ecologica in quanto rappresentano un “perfetto equilibrio tra natura ed esseri umani, tra rispetto dell’ambiente e produzione. Un patrimonio ambientale, sociale, culturale ed economico che può cambiare il futuro delle terre alte, ma anche rigenerare i terreni esausti delle pianure, dove l’allevamento ha perso il contatto con la terra e l’agricoltura intensiva ha compromesso la vitalità dei suoli.” Così ha scritto Slow Food nella presentazione del “Manifesto per salvare i prati stabili, i pascoli e i pastori”. Il prato stabile “è uno strumento straordinario per fronteggiare la crisi climatica, perché è capace di stoccare e custodire una grande quantità di carbonio nel suolo. Contribuisce a mettere in sicurezza il territorio: assorbe l’acqua piovana più di un campo lavorato, ma anche più di un terreno abbandonato e quindi riduce il rischio di erosione, frane, alluvioni. Se è curato bene, è un’efficace barriera per gli incendi. È ricchissimo di biodiversità: in pianura contiene decine di essenze diverse, in montagna arriva a diverse centinaia. Moltissimi animali e microrganismi vi trovano riparo e nutrimento, a cominciare dagli insetti impollinatori e dagli uccelli. Fa bene alla nostra salute: se i ruminanti (bovini, ovini, caprini) mangiano erba e foraggi di prato stabile, la composizione nutrizionale del latte cambia radicalmente, perché è più ricco di Omega 3, vitamine e sali minerali, fondamentali per il nostro metabolismo. È essenziale per il benessere animale: se hanno a disposizione luce naturale, terra, erba, arbusti da brucare, gli animali stanno meglio, sono più sani e vivono molto più a lungo”. Il prato stabile “non è arato, non è seminato, non ha bisogno di trattamenti con insetticidi o fitofarmaci, ma non è neppure selvatico, perché ha bisogno di cure. Fa parte di un delicato sistema agro-silvo-pastorale, ha bisogno del lavoro dell’uomo e della presenza degli erbivori. Altrimenti si impoverisce e viene invaso dalla boscaglia. Deve essere pascolato, sfalciato, concimato, integrato dalla presenza di specie arboree: siepi, arbusti, alberi da frutta, conifere. Puntare su erba, fieno, pascoli e sostenere il lavoro dei pastori significa trasformare l’allevamento da settore con uno dei maggiori impatti sull’ambiente ad attività che può contribuire a combattere la crisi climatica e tutelare l’ambiente, la biodiversità, il paesaggio. Significa ridare vita e valore ad aree abbandonate o a rischio di spopolamento”. La descrizione di Slow Food rispecchia alla perfezione ciò che è stato lo Stalù con la presenza di Michele Parzani in 30 anni di attività, di eco-custodia e di passione per i cavalli.
Inoltre, stando a quanto esposto dallo studio Farmland Bird Index realizzato dalla Lipu per conto del Ministero dell’Agricoltura, il modello agricolo oggi dominante, con la perdita di habitat per le specie selvatiche, ha generato una crisi della biodiversità. Stando ai dati, dal 2000 (anno di inizio del progetto) abbiamo perso 36 uccelli su 100 e l’indice diventa del -50% per la Pianura Padana, dove gli effetti sono ancora più forti e l’avifauna selvatica si è letteralmente dimezzata. I “prati stabili” sono luoghi di resistenza ecologica e di preservazione degli ecosistemi anche dall’agro-industria.
[1] BURL n. 30, 1° suppl. ord. del 24 Luglio 2007
[2]https://normelombardia.consiglio.regione.lombardia.it/NormeLombardia/Accessibile/main.aspx?view=showpart&idparte=rr002007072000005ar0067a