Il processo che si è celebrato nell’aula del Tribunale di Giustizia Internazionale all’Aia a fine gennaio 2024 è stato battezzato da noi palestinesi, e da tutti gli uomini e le donne liberi e dalle future generazioni, come il processo del secolo.
Oggi è l’ultimo giorno di ascolto da parte del Tribunale Internazionale di Giustizia nella sessione attuale, delle testimonianze sullo status dell’occupazione militare israeliana dei territori palestinesi di Cisgiordania, Gerusalemme est e Gaza.
L’Assemblea Generale della Nazione Unite aveva chiesto alla Corte di esprimere un suo parere in merito. Sono stati oltre 55 Stati a testimoniare davanti ai giudici della Corte.
Oggi è atteso il discorso dell’Unione Africana, che nel recente vertice ad Addis Abeba aveva sostenuto il ricorso del Sudafrica contro Israele nell’altro processo davanti alla Corte dell’Aja sul genocidio in corso a Gaza.
Va ricordato che le notizie che arrivano dall’Aia confermano che quasi tutti i Paesi che hanno testimoniato hanno chiesto alla Corte di emettere una sentenza a favore del popolo palestinese dichiarando illegale l’occupazione dei territorio palestinesi di Cisgiordania, Gerusalemme Est e la striscia di Gaza. Fuori dal coro come il solito solo gli USA e il Regno Unito.
In questi giorni oltre a questo importante e molto atteso pronunciamento della Corte, il mondo libero è in attesa anche della relazione ufficiale richiesta dal Tribunale Internazionale di Giustizia al governo israeliano.
Infatti il 26 gennaio 2024 la Corte si era espressa così nei confronti del governo di Netanyahu:
1- è confermata la competenza e la giurisdizione della Corte,
2- è stata respinta la richiesta di Israele di archiviare la causa
3 – ha confermato il diritto del popolo palestinese di essere protetto dal crimini di genocidio
4- ha ordinato a Israele di prevenire atti e comportamenti di genocidio,
5- ha ordinato a Israele di presentare alla Corte un rapporto su questo tema entro un mese
6- ha ordinato ad Israele di punire e prevenire atti e comportamenti di incitamento al genocidio
7- ha ordinato a Israele di lasciare entrare gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza,
8- ha ordinato a Israele di prendere misure concrete per proteggere la popolazione civile palestinese.
Il primo Ministro israeliano e con lui i suoi stretti alleati hanno sempre utilizzato la più incredibile formuletta che era quasi magica: Israele ha il diritto di difendersi.
Oggi sarà una data storica da ricordare da parte non solo della popolazione palestinese ovunque si trovi, in Palestina, sfollati a Gaza e nella diaspora, ma anche da parte di milioni e milioni di uomini e donne liberi che in questi tragici mesi sono scesi in piazza chiedendo la pace in Palestina e il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese.
Sarà il mondo ufficiale, governativo in grado di applicare queste e altre soluzioni e risoluzioni delle Istituzioni Internazionali (il Consiglio di Sicurezza della Nazione Unite, la Nazione Unite, l’Assemblea Generale del UN, la stessa Corte ecc.. )?
Ci sarà un cambio di rotta riconoscendo lo Stato di Palestina, come appare oggi nelle dichiarazioni di tanti Stati?
Questo coro internazionale mi fa pensare alla famosa frase del Gattopardo: “Cambiamo tutto per non cambiare niente”.
Se cosi fosse sarebbe un dispetto a quei 30.000 morti in questi mesi a Gaza.