Comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona: secondo il ragionamento della Snam la Linea Adriatica dovrebbe servire come “metanodotto di riserva” qualora dei terroristi facessero saltare in aria il metanodotto tirrenico.
“Il metanodotto Linea Adriatica è a rischio di attentati terroristici”; lo ammettiamo, una frase del genere può suscitare una pronta reazione: “Ecco i soliti allarmismi degli ambientalisti, non sanno più cosa inventarsi pur di opporsi all’opera della Snam”.
Invece è tutto vero, perché è proprio la Snam ad utilizzare anche questo argomento per giustificare la necessità di realizzare il nuovo metanodotto da Sulmona a Minerbio. Solo che la Snam lo fa con riferimento al metanodotto già esistente, ovvero il Transmed, che corre lungo la dorsale tirrenica per poi confluire a Minerbio. Secondo il ragionamento della Snam la Linea Adriatica dovrebbe servire come “metanodotto di riserva” qualora dei terroristi facessero saltare in aria il metanodotto tirrenico.
Scrive intatti la Snam a pag. 4 della Relazione integrativa predisposta per l’Arera (Autorità per l’energia): Il progetto Linea Adriatica “consentirebbe di disporre di una dorsale di trasporto parallela e indipendente rispetto a quella esistente, utilizzabile in caso di indisponibilità parziale ototale della linea tirrenica che dovesse verificarsi per qualunque motivazione, sia di natura tecnica (e.g. fermo di una centrale di spinta o manutenzione prolungata di un metanodotto) che di sicurezza (e.g. atti terroristici come quelli verificatisi sul gasdotto Nord Stream)…”.
Dunque la Snam prende molto sul serio la possibilità che i gasdotti possano esplodere in seguito ad attentati di gruppi terroristici, e c’è da crederle perché il documento è stato scritto alcune settimane dopo l’esplosione che ha distrutto il Nord Stream, il grande gasdotto sottomarino che, passando sotto il mar Baltico, portava il gas dalla Russia in Germania. Solo che la soluzione prospettata dalla Snam è di una ingenuità sconcertante: perché mai dei terroristi dovrebbero far saltare il metanodotto tirrenico e non quello adriatico? E perché non tutti e due?
Lo scenario che si prospetta non è affatto rassicurante. Alle tante criticità da noi evidenziate per questa nuova grande infrastruttura metanifera – della quale peraltro non c’è alcuna necessità – si aggiunge quella di un ulteriore serio pericolo, non solo per chi vive oggi nei territori dell’Appennino ma anche per le future generazioni, perché queste sono opere destinate a durare decine di anni.
Del resto la guerra in Ucraina ha fugato ogni residuo dubbio sul fatto che le infrastrutture energetiche sono obiettivi strategici di primaria importanza e, in caso di conflitti o di azioni terroristiche, esse sono tra le prime ad essere colpite. Sotto questo profilo un impianto come la centrale di compressione di Sulmona sarebbe un obiettivo perfetto. Metterla fuori uso significherebbe rendere inservibile un intero gasdotto di 430 chilometri fino alla pianura padana.
Fantasie? Pensiamo proprio di no. La riprova è data da quanto avvenuto in Iran il 14 febbraio scorso. Due grandi gasdotti che servono le principali città iraniane sono esplosi in diversi punti e, secondo quanto riportato dal New York Times, dietro questa azione terroristica ci sarebbe la mano dei servizi segreti israeliani.
E’ questo il futuro che stiamo costruendo per i nostri figli? Quando tra alcune settimane ci recheremo a votare per le elezioni regionali ricordiamoci di tutti quei politici (quasi tutti, Marsilio in testa) che non hanno mosso un solo dito per difendere chi ancora vive in questo lembo abbandonato dell’Abruzzo interno dall’arroganza e dalla violenta occupazione del nostro territorio da parte della multinazionale Snam.
Comitati cittadini per l’ambiente
Foto: esplosione gasdotto in Iran, fonte Scenarieconomici.it