Il Gruppo di esperti sulla lotta alla tratta di esseri umani (GRETA) è stato istituito ai sensi dell’art. 36 della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani e ha la funzione, assieme a un Comitato composto dai rappresentanti presso il CM degli Stati parte della Convenzione, di monitorare l’applicazione degli obblighi contenuti nella Convenzione: https://rm.coe.int/168047cd70, che Il Parlamento ha approvato con la legge 2 luglio 2010, n. 108, di ratifica della Convenzione  del 2005 (così detta  Convenzione di Varsavia), adeguando di conseguenza  l’ordinamento interno: https://leg16.camera.it/561?appro=527#paragrafo2548. Il GRETA è composto da 15 esperti indipendenti con riconosciuta competenza nel campo dei diritti umani, dell’assistenza e protezione delle vittime di tratta, o esperienza professionale nelle aree coperte dalla Convenzione. Il monitoraggio avviene  in cicli di quattro anni ciascuno. Si parte con il dialogo con i Paesi interessati tramite la somministrazione di un questionario e l’eventuale richiesta di richieste di informazioni. Il GRETA può anche chiedere ulteriori informazioni a organizzazioni della società civile oppure recuperarle autonomamente mediante visite nel Paese. La bozza di rapporto viene inviata allo Stato interessato per eventuali commenti. Successivamente, il Gruppo prepara un rapporto finale con le proprie conclusioni e lo spedisce al Paese interessato e al Comitato delle Parti, che può adottare raccomandazioni sulla base di quanto contenuto nel documento. Ciascun Paese nomina una contact person che coopera con il Gruppo di esperti, distribuendo il questionario ai diversi organismi nazionali interessati, coordinando le loro risposte e inviando al GRETA una versione consolidata dei commenti al questionario.

Nel suo ultimo rapporto, il Gruppo di esperti sulla lotta contro la tratta di esseri umani del Consiglio d’Europa esorta le autorità italiane a intraprendere ulteriori azioni contro la tratta di esseri umani, in particolar modo potenziando le misure volte a combattere la tratta a fini di sfruttamento del lavoro, assicurando sanzioni efficaci contro i trafficanti di esseri umani e garantendo il risarcimento alle vittime. ll GRETA valuta gli sviluppi dalla pubblicazione del suo secondo rapporto di valutazione sull’Italia nel 2019 relativamente all’attuazione della Convenzione, evidenziando come siano state individuate da 2.100 a 3.800 persone all’anno come possibili vittime della tratta, come – nonostante la maggior parte delle vittime sia composta da donne – il numero di vittime uomini e transgender sia aumentato, come lo sfruttamento sessuale resti predominante e come il numero delle vittime dello sfruttamento del lavoro sia in aumento.

Il GRETA specifica però che questi dati non riflettono la reale portata del fenomeno della tratta di esseri umani in Italia, a causa delle continue limitazioni delle procedure esistenti per l’identificazione delle vittime, nonché un basso tasso di auto-segnalazione da parte delle vittime che temono di essere punite o espulse. Secondo il rapporto, i casi riportati di tratta a fini di sfruttamento del lavoro sono inferiori a quelli effettivi. I settori ad alto rischio includono l’agricoltura, il settore tessile, i servizi domestici, l’edilizia, il settore alberghiero e la ristorazione. Il rapporto evidenzia comunque una serie di sviluppi positivi dall’ultima valutazione dell’Italia condotta dal GRETA nel 2019, come l’adozione di un nuovo piano d’azione nazionale contro la tratta, l’aumento dei fondi per l’assistenza alle vittime e l’elaborazione di procedure operative standard per l’identificazione delle vittime della tratta e dello sfruttamento. Ciononostante, il GRETA esprime preoccupazione per una serie di questioni, a partire da una diminuzione del numero di indagini, azioni penali e condanne riguardanti la tratta di esseri umani. Non solo, ma anche qualora i tribunali accordino un risarcimento alle vittime coinvolte in procedimenti penali come parte civile, la decisione finale potrebbe richiedere diversi anni. Al punto che, come sottolinea con preoccupazione il GRETA, nessuna vittima della tratta ha fino ad oggi ricevuto un risarcimento dal fondo per le misure anti-tratta.

Il GRETA chiede alle autorità di assicurare che i reati di tratta di esseri umani siano sottoposti a indagine in modo immediato e proattivo e conducano a sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive. Inoltre, le vittime della tratta devono ottenere una decisione sul risarcimento nell’ambito dei procedimenti penali in tempi ragionevoli, attaverso un meccanismo di risarcimento statale effettivamente accessibile alle vittime della tratta. C’è da dire, come viene evidenziato nel rapporto, che sono stati compiuti degli sforzi per migliorare l’individuazione delle vittime della tratta tra i richiedenti asilo, in particolar modo da parte delle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, ma le misure restrittive in materia di immigrazione adottate dall’Italia – denuncia il GRETA – favoriscono un clima di criminalizzazione dei migranti, con la conseguenza che molte potenziali vittime della tratta non denunciano i propri casi per paura di essere detenute ed espulse. Secondo il rapporto, l’Italia ha preso misure per prevenire la tratta a fini di sfruttamento del lavoro, ad esempio l’adozione di linee guida in materia di identificazione, protezione e assistenza alle vittime di sfruttamento lavorativo in agricoltura, ma lo sfruttamento del lavoro continua a essere profondamente radicato in alcuni settori che dipendono molto dalla manodopera straniera. Il GRETA chiede alle autorità di intensificare gli sforzi per combattere la tratta a fini di sfruttamento del lavoro, anche assicurando che gli ispettori del lavoro ricevano risorse sufficienti, potenziando il monitoraggio dei settori a rischio e garantendo che le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori migranti rispettino i requisiti previsti dalla legislazione al fine di prevenire gli abusi.

Qui per approfondire: https://www.coe.int/en/web/anti-human-trafficking/italy1.