«Da qualche giorno il CPR [di Trapani, NdR] è dichiarato dalle autorità inagibile al 90% a seguito di una rivolta scoppiata all’inizio della settimana scorsa » [1]. A sostegno delle persone che si sono rivoltate alla ingiusta detenzione e che sono ancora rinchiuse nel CPR ci sono state diverse iniziative, come presidi all’esterno della struttura [2] e comunicati di solidarietà.
Sbarre massicce e muri di cemento, alti almeno 4 o 5 metri, nascondono e segregano all’interno della struttura decine di persone. Ad una prima vista potrebbe sembrare un vero e proprio carcere, ma in realtà si tratta del Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Milo, che sorge all’estrema periferia di Trapani. Molti, in città, la maggioranza, forse neanche sanno che esiste o che cosa sia quel grande recinto giallo.
L’associazione Melting Pot denuncia: « molti media mainstream, hanno riportato i fatti tralasciando totalmente il contesto, senza mettere in luce le ragioni dei reclusi, con l’intento di criminalizzare le persone invece che indagare le condizioni imposte dalla detenzione amministrativa in tutta Italia » [1].
Tra questi ultimi media mainstrem che tacciono sulle ragioni della rivolta c’è il Giornale di Sicilia. Ieri, ad esempio, la giornalista Laura Spanò si è limitataa svolgere il ruolo di portavoce dello stato e scrivere solo che, per la rivolta pagheranno tre “ospiti”: « il gip ha disposto nei confronti degli stranieri la misura cautelare della custodia in carcere. I fermati sono detenuti presso la Casa Circondariale Pietro Cerulli di Trapani »[3].
Libero, altro quotidiano della destra italiana come il Giornale di Sicilia, ma più estremo, invece scrive: « chi è trattenuto lì ha ricevuto un provvedimento di espulsione o di respingimento; […] quelle strutture sono per i cittadini stranieri condannati per reati gravi o considerati una minaccia per la sicurezza pubblica » [4].
Anche se fosse la verità (e non lo è), non rappresenta una ragione per essere tenuti in condizioni inumane e degradanti.
L’associazione antirazzista invece le spiega: «Le motivazioni alla base di queste rivolte sono molteplici: alla totale privazione di libertà si aggiungono condizioni di vita riprovevoli. Basti pensare che a fronte della capienza massima di 40 posti, prima della protesta le persone recluse erano circa 140. Le persone recluse hanno denunciato altre violazioni dei loro diritti fondamentali: i contatti con il mondo esterno sono estremamente difficili e sorvegliati. I pasti, appaltati dall’ente gestore a un servizio di catering esterno, sono spesso serviti freddi e in porzioni insufficienti; le docce tiepide, il riscaldamento in queste settimane del tutto assente. In aggiunta, la somministrazione di psicofarmaci e calmanti sarebbe prassi comune, persino di nascosto all’interno dei pasti ».
La violenza dello stato, nei CPR, spesso da psicologica, tramite le privazioni, diventa spesso fisica: « Le proteste, come spesso accade, sono state represse dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa con cariche, uso di gas lacrimogeni e idranti ».
Dopo l’ultima rivolta, « nella giornata di giovedì 25 gennaio diverse persone sono state trasferite al CPR di Caltanissetta. Le 57 persone ancora dentro al CPR di Milo, eccetto una di origine egiziana, sono tutte tunisine ».
Probabilmente saranno rimpatriate in Tunisia. La maggior parte delle persone trattenute, infatti, sono tunisine: come è noto la Tunisia è stata inserita dall’Italia nella lista dei cosiddetti “Paesi sicuri” e questo implica con maggiori probabilità il rimpatrio.
Poi che possa definirsi “sicuro” un Paese con un regime autoritario e illiberale, dove, per protesta, vota poco più del 10% degli aventi diritto il regime italiano non lo spiega.
La verità è che i CPR sono strumenti per schiavizzare i migranti, come spiega Naga Milano. E sono strutture volute, non dimentichiamole, dalla legge Turco-Napoletano, legge xenofoba firmata dalla Sinistra ( se “sinistra” si può mai definire il partito Democratico, o gli ex DS ).
Melting Pot così conclude la propria denuncia: « occorre decostruire l’intero apparato normativo riguardante l’immigrazione, poiché così com’è pensato, contribuisce a generare sofferenze, razzismi, sfruttamento e morte ».
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Fonti e Note:
[1] Melting Pot, 31 gennaio 2024, “Rivolta al CPR di Milo-Trapani: la struttura resa inagibile al 90%”.
[2] Siciliano Border, 18 dicembre 2023, “Presidio a Trapani contro il Cpr”.
[3] Giornale di Sicilia, 31 gennaio 2024, Laura Spanò, “L’incendio e poi la rivolta al Cpr di Trapani, arrestati: così appiccarono i roghi”.
[4] Libero, 29 gennaio 2024, “Immigrazione, tutte le bufale della sinistra sul Cpr di Milo”.