Dopo essersi insediato il 14 gennaio scorso e aver sconfitto un nuovo tentativo di colpo di stato con cui, fino all’ultimo, hanno cercato di invertire la volontà popolare espressa nelle urne, il presidente Bernardo Arévalo ha mosso i primi passi come presidente del Guatemala.
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Ha abrogato un accordo che garantiva la protezione dello Stato – auto e agenti di scorta – a un numero significativo di ex funzionari dell’ex presidente Giammattei, e ha convocato la procuratrice generale Consuelo Porras, vera punta di lancia dell’offensiva giudiziaria dei settori golpisti, chiedendole di preparare una relazione sull’operato dell’istituzione.
Per molti, questa convocazione non sarebbe altro che l’inizio di un percorso che dovrebbe portare a chiederne le dimissioni. Non sorprende, quindi, che Porras abbia rifiutato di ottemperare all’“invito” e abbia assicurato, in un video, che non si dimetterà mai dal suo incarico.
La procuratrice generale Consuelo Porras, il responsabile della procura speciale contro l’impunità (Feci) Rafael Curruchiche e il giudice Fredy Orellana sono stati recentemente colpiti da nuove sanzioni da parte dell’Unione Europea. Oltre a congelarne gli eventuali attivi, ha proibito loro l’entrata a territorio europeo.
Colpiti dalle sanzioni per avere cercato di sovvertire l’esito elettorale anche il segretario generale della procura generale Angel Pineda e la procuratrice della Feci Leonor Morales.
Lo stesso Arévalo e i movimenti sociali e popolari guatemaltechi, che hanno difeso il rispetto dell’esito delle urne, li hanno segnalati come i principali strumenti del famigerato “patto dei corrotti” per garantire i propri interessi economici e politici [1].
Primi passi
Arévalo si è anche riunito con il nuovo presidente del Congresso, l’ex direttore della polizia Nery Ramos, eletto a larga maggioranza dopo che la Corte Costituzionale ha ordinato una nuova elezione della giunta direttiva del parlamento.
Contra la giunta eletta nel giorno dell’insediamento della nuova legislatura e presieduta dal deputato Samuel Pérez del partito governante Movimiento Semilla, erano stati presentati vari ricorsi da parte dell’opposizione. Secondo loro, i deputati eletti di Semilla non potevano far parte della giunta in quanto dichiarati “indipendenti” dal parlamento uscente.
Tale decisione derivava dal fatto che la personalità giuridica del partito di governo era stata sospesa per presunti reati prima del ballottaggio presidenziale.
Preso atto della decisione della Corte Costituzionale, la maggioranza parlamentare che si è creata attorno a Semilla e di cui fanno parte vari partiti di sinistra, centrosinistra, centrodestra, destra e dissidenti della Unità nazionale della speranza, Une, ha eletto un nuovo presidente del Congresso.
Secondo Arévalo, la nuova giunta rappresenta un riaccomodamento che non altera gli accordi raggiunti tra Semilla e quei partiti o deputati non coinvolti con il “patto dei corrotti”. In questo modo, assicura il presidente, la nuova alleanza è riuscita a sconfiggere la lista presentata dai partiti che rappresentano gli interessi delle oligarchie nazionali.
A confondere ulteriormente la situazione è giunta nei giorni scorsi una missiva del Tribunale supremo elettorale, in cui si afferma che il partito di governo può operare normalmente, contraddicendo l’azione del giudice sanzionato Orellana che insiste nel considerarlo sospeso e quindi non operativo.
“Vedo con certo ottimismo e speranza i primi passi del governo di Bernardo Arévalo, che segnano una tendenza diversa dal passato “, dice a La Rel l’ex procuratore per i diritti umani Jordán Rodas Andrade.
“È incoraggiante poter sperare che il Guatemala possa finalmente ritrovare la via dello stato di diritto e della ristrutturazione della nostra fragile democrazia, e vedere che la resistenza popolare sia servita a questo”.
L’ex candidato alla vicepresidenza per il Movimento per la liberazione dei popoli, Mlp, spiega che Arévalo ha costruito la sua campagna elettorale attorno alla promessa di lottare frontalmente contro la corruzione.
“I settori più corrotti del Paese continueranno a cercare di boicottare il suo lavoro, tuttavia sono fiducioso che sarà coerente con la sua promessa”.
Tra le sfide più immediate, sia per il governo che per la nuova maggioranza parlamentare, Rodas segnala la verifica attenta dell’operato delle massime autorità della Procura e della Corte dei conti, nonché l’elezione dei magistrati della Corte suprema di giustizia e dei giudici della Corte d’appello.
L’ex procuratore, tuttora in esilio dopo che il giudice Victor Cruz ha respinto il ricorso di riesame, presentato per annullare un mandato d’arresto richiesto dalla procura per presunti crimini contro il patrimonio, ha sottolineato ancora una volta l’importanza della mobilitazione popolare.
“Continuare ad avere il sostegno popolare sarà strategico per il nuovo governo. Questo però non costituisce un assegno in bianco, né per lui né per la maggioranza del Congresso, bensì un elemento di audit”.
“Spero proprio che l’intera squadra governativa e i suoi alleati abbiano la mistica necessaria per avanzare verso un nuovo futuro per il Guatemala”, conclude Rodas.
[1] Alleanza di fatto tra vecchie e nuove oligarchie, settori della politica e della giustizia e vertici militari
Fonte: Rel UITA