In occasione della Giornata Mondiale della Lingua Madre (21 febbraio) il prof. Ermete Ferraro (Coordinatore del Circolo V.A.S. di Napoli, referente nazionale per l’Ecopacifismo ed ecolinguista) ha pubblicato un opuscolo dal titolo “Per una dialettica sui dialetti”, nel quale si riferisce in particolare alla diatriba in corso su come tutelare e valorizzare il patrimonio linguistico campano, ed in particolare napolitano.
«Dal 2008 sono impegnato ad insegnare la lingua e cultura napolitana nelle scuole medie dove sono stato docente di lettere e dal 2016 svolgo corsi per gli adulti presso Università delle Tre Età (UNITRE) di Napoli – dichiara Ferraro –Il mio approccio, da ecolinguista ed appassionato della nobile ed antica lingua napolitana, è scevro da intenti rivendicazionisti, ma punta al recupero socioculturale di un patrimonio linguistico confinato ad appendice dialettale dell’italiano, ridimensionato nelle sue funzioni e ridotto a idioma da studiare in chiave folkloristica o meramente accademica.
Il saggio di Ferraro mette in evidenza – per poi confutarle – le “10 tesi” emergenti da un opuscolo del Comitato per la Salvaguardia e la Valorizzazione del Patrimonio Linguistico Napoletano, organizzatore di una serie di “Incontri sul Dialetto” in collaborazione con la Fondazione Campania dei Festival.
«In particolare dall’opuscolo su ‘Dialetto e scuola’, curato dal prof. Nicola De Blasi – affiora una malcelata ostilità verso posizioni considerate ‘antiunitarie’ ed ‘ideologiche’ in quanto sosterrebbero in maniera ‘deviante e animosa’ la tesi di una ‘politica aggressiva’ delle istituzioni nazionali contro i dialetti, amplificata da una diffusione mediatica che distorcerebbe la realtà storica e le evidenze scientifiche degli studi universitari. Ebbene – conclude Ferraro – se è difficilmente negabile la passata tendenza dialettofobica delle istituzioni, appare poco credibile che oggi il compito di salvaguardare e valorizzare le espressioni linguistiche della Campania sia affidato a chi mostra una tale diffidenza e presa di distanza verso chi da anni è stato impegnato – con iniziative volontarie e ‘dal basso’ – proprio a rivitalizzare e restituire dignità al Napolitano e alle altre espressioni locali. L’ecologia delle lingue, in particolare, rivendica un pluralismo linguistico che non prevede idiomi di serie A e di serie C e che incoraggi le nuove generazioni a riscoprire le proprie autentiche radici».
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