La frattura che si è prodotta all’interno della fabbrica verde dell’agrobusiness, la delegittimazione delle associazioni di categoria da parte degli agricoltori e la sempre più vasta critica al ruolo delle multinazionali ci hanno permesso di intervenire in questo spazio di mobilitazione con i nostri contenuti. In questo senso ci è sembrato doveroso portare i contenuti di un’agricoltura sana e di qualità e le rivendicazioni dei braccianti agricoli.

Più di tutti infatti sono loro a pagare gli effetti della crisi del settore, dato che la diminuzione delle giornate agricole si traduce in un impoverimento immediato che porta molti di loro in uno stato di indigenza. Uno stato che è il risultato delle politiche di abbattimento salariale e del razzismo istituzionale che investe queste figure di lavoratori.

Nell’assemblea è quindi emersa con forza da parte dei braccianti la necessità di un ristoro immediato per far fronte a questa condizione. La completa assenza di ogni ammortizzatore sociale per questa figura di lavoratori è un problema serissimo, che va affrontato nelle prossime settimane e di cui i partecipanti all’assemblea vogliono farsi carico.

Al tempo stesso l’assemblea ha ribadito la necessità di alzare l’attenzione rispetto alle ultime aggressioni di stampo razzista che hanno subito alcuni braccianti mentre tornavano dal lavoro. Una situazione, questa, giudicata intollerabile e che è stata denunciata con forza da più interventi.

Forte critica inoltre è emersa per il nuovo insensato progetto avanzato dalla prefettura, che prevede la costruzione di un ulteriore campo di accoglienza tra Rosarno e Gioia Tauro, con una spesa di 12 milioni di euro. Sono state finora costruite con fondi pubblici tre strutture, rimaste inutilizzate per carenze e incapacità progettuali e per la mancanza di fondi per la loro gestione. Più interventi hanno contrapposto a questo spreco di denaro pubblico il sistema Dambe so per un’accoglienza sociale all’interno dei centri abitati, che prevede ostelli a bassa soglia d’ingresso per brevi periodi, case in subaffitto e intermediazione per affitti autonomi tra lavoratori e proprietari locali.

L’assemblea ha poi accolto l’idea di una contrattazione diretta di filiera con la Grande Distribuzione Organizzata per una quota sociale di un centesimo al kg per le arance, kiwi e mandarini prodotti nella Piana di Gioia Tauro, da destinare a un fondo autonomo per case, trasporti pubblici, formazione e aumenti salariali dei lavoratori braccianti.

Questa proposta deve essere associata a quella da tempo avanzata e ripresa da alcuni interventi per il prezzo sorgente, ovvero l’indicazione sul bancone dei supermercati del prezzo di acquisto ai produttori, per resistere al sottocosto praticato dalla Gdo. Esperienza di riferimento è quella della campagna degli Immokalee Workers, lanciata in Florida negli anni ’90 per far fronte alle condizioni di sfruttamento dei raccoglitori di pomodoro, e sostenuta dal coinvolgimento di un’ampia base di piccoli produttori, consumatori e studenti.

Sempre in questa direzione alcuni interventi hanno evidenziato la necessità di istituire un’agenzia regionale per l’intermediazione, contro la pratica del sottocosto e per tagliare i vari passaggi della filiera che fanno perdere potere di contrattazione a contadini e piccole aziende.

Si è poi sottolineata la necessità di coinvolgere le istituzioni locali, anche per affrontare i temi dell’educazione e della povertà alimentare.

L’assemblea si è conclusa con un piano operativo che prevede: la stesura di una proposta organica per il lancio di una campagna un centesimo al kg. che coinvolga attraverso una dinamica partecipativa agricoltori, braccianti, consumatori e soggetti diversi del territorio; l’organizzazione di incontri nelle sedi delle diverse associazioni per illustrare ed allargare la campagna che si sta costruendo e per discutere le diverse problematiche trattate. La prossima assemblea con data da definire si terrà presso la Casa del popolo Giuseppe Valarioti di Rosarno.