Esiste un posto di speranza in Calabria. A San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro, prosegue per il terzo anno il progetto “Dambe so” lanciato dalla Federazione delle Chiese Evangeliche (Fcei). Dambe so, che in bambarà, una lingua dell’Africa occidentale, significa “casa della dignità”, è un progetto pionieristico che mira a liberare i lavoratori stagionali dai ghetti della Piana di Gioia Tauro dall’emergenza abitativa, che costringe centinaia di braccianti agricoli a vivere in baraccopoli o tendopoli di (s)fortuna, prive di qualsiasi livello minimo di sicurezza e di decenza. Sono innumerevoli gli episodi di braccianti morti per il freddo o per il fuoco in incidenti che li sorprendono nel sonno, morti senza diritti e senza dignità.
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Un ex albergo abbandonato è stato dunque trasformato in un ostello solidale per accogliere i lavoratori agricoli. Il modello si ispira a un’idea di economia circolare: sono gli stessi lavoratori, infatti, a contribuire alle spese della struttura.
All’inizio, il centro ospitava dieci lavoratori provenienti da insediamenti informali, proponendosi come un modello alternativo ai campi di accoglienza tradizionali, incentrato sulla sostenibilità e l’economia circolare.
In seguito l’ostello, diventato pienamente operativo durante la stagione di raccolta degli agrumi nel 2022, ha fatto da alloggio temporaneo per un numero via via maggiore di persone e oggi ospita 40 lavoratori. Una parte dei costi è coperta dalla vendita delle arance del progetto Etika, una collaborazione tra Mediterranean Hope e SOS Rosarno, che mira a creare una rete di acquisto tra chiese e associazioni per garantire un prezzo equo ai lavoratori.
Durante i mesi estivi, quando gli appartamenti saranno vuoti, l’ostello collaborerà con organizzazioni non profit locali per promuovere il turismo solidale e i prodotti del posto. Inoltre, per i lavoratori che desidereranno stabilirsi permanentemente nella zona, saranno disponibili progetti personalizzati per l’alloggio.
Il modello a cui si ispira questa esperienza sono le società di mutuo soccorso, in cui mutualismo, diritti dei lavoratori e welfare di base si combinano, creando un’esperienza virtuosa che dimostra come sia possibile costruire, mettendosi insieme, una società che riesca a garantire dignità nel lavoro e un’esistenza più libera dai condizionamenti feroci del mercato. L’esperienza di Dambe so è un messaggio potente per la politica, perché dimostra che è possibile superare i ghetti e l’approccio emergenziale.
Il progetto non solo è finanziato dalla responsabilità sociale delle imprese e non grava sulla fiscalità generale dello Stato, ma redistribuisce anche i profitti all’interno della filiera, restituisce dignità ai lavoratori, che hanno contratti regolari, attraverso l’esperienza preziosa di SOS Rosarno e contrasta il problema del lavoro irregolare nel comparto agrumicolo della piana di Gioia Tauro.
L’obiettivo è costruire un’economia circolare e democratica che valorizzi il lavoro e al tempo stesso crei elementi di integrazione, come la possibilità di vivere in una casa e in un luogo non separato dal resto della città.
L’altra rivoluzione del progetto Dambe so è l’aver attivato la comunità del territorio: al pian terreno è stato infatti “costruito” uno spazio sociale, animato da volontari che garantiscono percorsi scolastici e di alfabetizzazione e insieme agli operatori organizzano collegamenti con radio locali, fino a fondare una radio vera e propria (Danbesaul). Qui si fanno presentazioni di libri e feste solidali, in cui comunità, abitanti dell’ostello e persone provenienti da tutta la provincia si incontrano per stare insieme appoggiando battaglie sociali e di resistenza.
Mimma Sprizzi
Associazione La coperta della memoria