Nella giornata di ieri sono avvenute 12 stragi con 107 uccisi e 165 feriti per portare il totale a 27.238 uccisi e 66.254 feriti, oltre a 17.000 dispersi, in quattro mesi di aggressione spietata. Rase al suolo moschee e chiese, ospedali e scuole, case e palazzi, mercati e uffici. L’esercito israeliano sta cancellando vite umane e sta pianificando l’impossibilità di riprendere la vita in questi luoghi.
Sono iniziati durissimi bombardamenti su Rafah, ultima città prima del confine con l’Egitto. È stato raso al suolo un asilo, con un bilancio terribile di morti tra bambini e sfollati che vi abitavano. I capi dell’esercito minacciano un’imminente offensiva di terra a Rafah, come avvenuto nelle altre città della Striscia di Gaza.
Bombardata una moschea nel centro di Gaza nel momento dell’arrivo dei camion di aiuti internazionali. Riprende l’assedio dell’ospedale di Shifa. Da cinque giorni il gruppo di famiglie rifugiate nella struttura non riceve cibo e acqua. L’ospedale è ridotto a uno scheletro che ospita sfollati, ma non può offrire cure a malati e feriti. Carri armati e cecchini assediano la struttura e lanciano offensive quotidiane per costringere la gente ad abbandonarla. Caccia, elicotteri e droni sorvegliano l’ospedale e colpiscono chiunque si muova.
A Khan Younis non sono cessati un solo momento i bombardamenti della zona centrale e occidentale della città, non ancora occupate dalle truppe di terra.
L’esercito di occupazione ha invaso la città di Nablus e diversi campi profughi vicini. Ingenti forze in veicoli corazzati, accompagnate come al solito da bulldozer, sono penetrate nelle zone abitate sparando e distruggendo case e mercati. Sono avvenuti duri scontri con giovani palestinesi in una battaglia impari: pietre contro proiettili.
Coloni a Masafer Yatta, con il sostegno dei soldati, hanno attaccato i pastori palestinesi cacciandoli dalle loro terre e ne hanno preso possesso.
Anche nelle zone rurali di Jenin i coloni si sono scatenati contro i contadini palestinesi e hanno distrutto uliveti e agrumeti.