Prelibato, da veri buongustai con il portafogli gonfio, perché costa moltissimo, da 800 a 1.400 euro al chilogrammo (ma ci sono anche le “edizioni limitate”, che costano ancora di più), il foie gras, fegato d’oca o d’anatra grasso, continua ad essere tra i cibi più ricercati, nonostante da molti definito “il cibo più crudele al mondo”.
È grasso perché, risultato dell’alimentazione forzata, è grande dieci volte più di un fegato sano. Dunque è un fegato malato, ottenuto nel modo che Sean Thomas, Direttore Internazionale delle Investigazioni di Animal Equality, racconta così: «Ho visto centinaia di anatre stipate in piccoli recinti. Erano appena state nutrite a forza ed erano ricoperte del loro stesso vomito. Molte presentavano ferite causate dai grandi tubi di metallo spinti nelle loro gole per alimentarle forzatamente. Alcune avevano persino il becco rotto e infezioni che bloccavano la loro gola».
Due dettagli: i tubi utilizzati sono lunghi 20/30 cm, e l’ingozzamento o gavage viene praticato più volte al giorno.
Sono oltre dieci anni che Animal Equality, fondazione internazionale nata nel 2006 e che in Italia opera come associazione noprofit onlus (fondatore dell’AE Italia Matteo Cupi) svolge indagini all’interno degli allevamenti e cerca di ottenere il divieto di questa pratica, sensibilizzando l’opinione pubblica, lanciando petizioni, facendo pressioni sui diversi governi e sul Parlamento Europeo. Il 16 febbraio del 2022, una brutta sorpresa: proprio il Parlamento Europeo approva una relazione dell’eurodeputato francese Jérémy Decerle secondo la quale sia la triturazione dei pulcini maschi e degli anatroccoli sia il gavage di anatre e oche non ledono il benessere animale. Questo accade dopo che in ben 22 Paesi europei, tra cui l’Italia, il gavage è proibito da anni (da noi, dal 2007) e oggetto di sanzioni, e chi insistesse potrebbe andare incontro anche a una sospensione dell’attività.
Ma vietare l’alimentazione forzata non basta. C’è una grande ipocrisia in merito. In Italia, e non solo in Italia, il foie gras si può infatti tranquillamente importare e commerciare, per la gioia dei palati “raffinati”. La battaglia, quindi, non si ferma. Oltre a cercare di estendere il divieto di produzione a tutti i Paesi europei nonché al resto del mondo, prima ancora di ottenere finalmente anche il divieto di commercializzazione è importante sollecitare le catene di supermercati affinché, di propria iniziativa, smettano di vendere “il cibo più crudele”. La prima catena ad aderire alla proposta è stata la Coop, nel 2012, e adesso altre catene si stanno accodando.
Non sarà facile fermare la produzione negli Stati Uniti, in Canada, in Spagna (solo in Spagna, si contano oltre un milione di anatre e oche chiuse nei capannoni per l’ingozzamento). In Inghilterra, il governo ancora non ha dato una risposta chiara, e allora si sono mobilitati l’attore e attivista Peter Egan e lo chef stellato Alexis Gauthier: sono andati a bussare al n. 10 di Downing Street per consegnare direttamente nelle mani del Primo Ministro le firme raccolte con la petizione lanciata da Animal Equality. Ad oggi le firme sono circa 68.000, il traguardo da raggiungere è 100.000. Di fronte a un tale numero, si potrà far finta di niente?
Questo il link per firmare: