“Ascoli è anche questo” urla una ragazza al megafono. E lo dice con la fierezza e anche un po’ di commozione, di chi sa di vivere in una città particolarmente conservatrice, con pochi giovani, in forte crisi di identità. Eppure, fra le tante realtà cittadine in cui giovani (e alcuni meno giovani) sono scesi in piazza a manifestare per la Palestina, venerdì 23 febbraio c’era anche Piazza del Popolo di Ascoli Piceno. Alle 18 sotto la pioggia, decine di ragazzi e ragazze sventolano bandiere, gridano slogan, ascoltano gli interventi in un religioso silenzio interrotto da frequenti applausi. Oltre alle bandiere palestinesi, c’è qualche bandiera rossa. Così come uno degli slogan: “Palestina libera, Palestina rossa”. D’altronde non mancano i membri del Fronte della gioventù comunista, insieme alla Rete degli studenti medi e ai membri del circolo Arci “Caciara” e il candidato sindaco del centrosinistra Emidio Nardini. Le poche forze dell’ordine presenti intanto osservano la scena al riparto dei portici della piazza.
Al megafono si sottolinea: “L’offensiva dell’esercito israeliano contro Gaza continua senza sosta. Gli incessanti bombardamenti colpiscono indiscriminatamente la popolazione civile, bambini, operatori sanitari, giornalisti. Sono oltre 27 mila le vittime accertate, oltre 60mila i feriti, mentre altre decine di migliaia si trovano sotto le macerie. Oltre il 60% degli edifici è stato distrutto o seriamente danneggiato. Le condizioni di vita sono disperate: tutte le principali infrastrutture civili sono state distrutte, cibo e acqua scarseggiano, la maggioranza degli ospedali è stata rasa al suolo, il 90% della popolazione è sfollata, senza zone sicure e senza più vie di fuga. Israele commette quotidianamente e in diretta crimini di guerra e contro l’umanità denunciati da tutte le principali organizzazioni internazionali. Quella a cui stiamo assistendo non è una guerra contro Hamas, ma un vero e proprio genocidio di proporzioni senza precedenti!”.
Intanto vengono distribuiti dei volantini sulle ragioni della protesta e sul boicottaggio “di aziende israeliane e di multinazionali che appoggiano Israele. Tutt3 possono fare la differenza”.
Si prosegue: “L’obiettivo di Netanyahu e dei vari governi israeliani è quello di rendere invivibile la Striscia di Gaza, restringere ai minimi termini il suo spazio vitale ed espellere la popolazione palestinese in una nuova ondata di espulsione di massa. L’offensiva coloniale colpisce anche la Cisgiordania. Dopo il 7 ottobre coloni e soldati israeliani hanno sistematicamente preso di mira gli agricoltori palestinesi, hanno occupato nuove terre, requisito e distrutto raccolti, espulso dalla loro terra migliaia di famiglie.
Tutto questo non potrebbe avvenire senza la complicità e il sostegno (diplomatico, finanziario, militare) che gli Stati Uniti e le principali potenze occidentali, inclusa l’Italia, assicurano allo Stato israeliano. Per queste ragioni invitiamo ad ampliare la campagna internazionale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele finché non rispetterà il diritto internazionale e il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Ci uniamo alle mobilitazioni dal basso già in corso in tutta Italia e nel resto del mondo per chiedere la fine dei bombardamenti e del genocidio a Gaza, la fine dell’apartheid e del colonialismo israeliano in Palestina”.
E tutti insieme: “Sosteniamo la lotta del popolo palestinese per la liberazione e l’indipendenza”. Tutti si spostano in corteo verso il circolo “Caciara”, dove ci sarà un dibattito e la proiezione di un film. Per proseguire insieme, contro l’indifferenza.