il primo festival internazionale di cortometraggi di giovani registȝ dedicato alla pace

Give Peace a Screen, il primo festival internazionale di cortometraggi per registȝ under 35 dedicati alla pace e alle lotte nonviolente inaugura la sua seconda edizione aprendo le iscrizioni il 1° marzo 2024. Autori e autrici di tutto il mondo potranno presentare i propri lavori attraverso le piattaforme online FilmFreeWay e Festhome. Aggiornamenti e programmi in via di definizione sul sito del festival, givepeaceascreen.org

È un evento importante per la città, che potrà assistere alle proiezioni finali dei corti selezionati dal 16 al 20 ottobre prossimi presso la sala Poli del Centro Studi Sereno Regis, in via Garibaldi 13 a Torino. L’iniziativa del Centro Studi Sereno Regis si colloca nell’ambito di studio che indaga il rapporto tra arte e nonviolenza, riconoscendo l’arte sia come strumento di espressività per chi si trova a contrastare forme di violenza e promuovendola in contesti sempre più complessi, sia come strumento divulgativo.

«Infatti, in quest’ottica “Dare uno schermo alla pace”, significa fare da cassa di risonanza alle storie, raccontate da giovani registi e registe, da chi nel mondo non ha voce, da chi nonostante la violenza subita, i diritti negati porta avanti processi di autodeterminazione e di lotta attraverso pratiche nonviolente», dichiara Dario Cambiano, coordinatore del gruppo di organizzazione del festival.

La scorsa edizione, la prima, ha visto partecipare 1830 registi da 111 nazioni. Quest’anno si aggiunge, oltre ai tre premi da 1000 euro istituiti dalla Fondazione Pistoletto Cittadellarte, dall’Associazione Djanet e dal Convitto Nazionale Umberto I, un ulteriore premio di 1000 euro dell’Associazione Sinestesia. Si confermano inoltre gli storici premi Aurora e Pertinace, dedicati alla miglior sceneggiatura e alla miglior regia.

La decisione di aumentare il numero di premi mantenendoli alla cifra di 1000 euro è dettata dall’aver riconosciuto che in moltissimi paesi a basso reddito o in situazioni di conflitto armato un premio di questa entità può davvero produrre un cambiamento. Senza penalizzare le grandi produzioni occidentali (l’anno scorso abbiamo avuto in concorso i candidati Oscar 2024), i piccoli premi stimolano le produzioni indipendenti, quelle “dal basso”.

I cortometraggi sono inclusivi ed ecologici. Si possono fare con un telefono. Si possono fare con pochi soldi. Consumano meno risorse energetiche e ambientali. Promuovono la sintesi, che spesso (non sempre, ovviamente) è un bene. Consentono praticamente a tutte e tutti, da tutto il mondo, di lanciare un grido d’allarme, diffondere una proposta, una riflessione, far conoscere una realtà positiva o conflittuale. I cortometraggi, insomma, possono essere strutturalmente nonviolenti.