Da sogno ad incubo. Se fosse un film potrebbe essere questo il titolo di una produzione dedicata alla «rivoluzione energetica», cioè quella tanto agognata riconversione dalla produzione di energia dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili che però, a detta di molti, si è presto trasformata in qualcosa di ben diverso rispetto alle aspettative.

Le modalità messe in campo per realizzare il progetto di una produzione energetica green, stanno infatti facendo storcere il naso a diversi settori sociali e il quotidiano tam tam di notizie che vede il diffondersi senza controllo di mega impianti ai quattro angoli dell’isola, sta causando molta preoccupazione.

Non è un caso che nel corso dell’ultimo anno siano sorti decine di comitati di difesa dei territori maggiormente interessati alla costruzione di mega impianti e la Nurra risulta tra questi.

A Sassari, domenica 18 febbraio, l’associazione Sa Domo de Totus, ha radunato profili di spicco dell’ambientalismo e del giornalismo sardo che da tempo analizzano quella che gli organizzatori dell’evento chiamano «la quarta colonizzazione della Sardegna»: «all’insegna della riconversione ecologica mediante fonti energetiche “pulite” – sostiene Ninni Tedesco, vice presidente di Sa Domo – gli ultimi governi italiani hanno aperto una vera e propria caccia alle aree ricche di sole, vento e mare, ovvero un nuovo sfruttamento del meridione e delle isole, Sardegna in testa».

Ad animare i movimenti contro quella che ormai viene definita la «speculazione energetica» non ci sono complottisti o amici delle fonti fossili, ma ambientalisti favorevoli ad una rivoluzione energetica «democratica e compatibile con i bisogni delle comunità, perché ciò che più ci preoccupa sono i dati:» – aggiunge Cristiano Sabino, docente di filosofia e autore di diversi saggi sul tema – «le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 30 settembre 2023 risultavano complessivamente ben 711, pari a 52,21 GW di potenza. Quella a cui stiamo assistendo non è una riconversione energetica, ma un vero e proprio assalto coloniale, dopo il disboscamento selvaggio, lo sfruttamento minerario e quello industriale,  per la quarta volta alla Sardegna viene imposto un modello di “sviluppo” esogeno che arricchisce le aree già ricche dello stato e desertifica il nostro territorio e le nostre comunità. Per questo vanno fermati!».

Neppure l’idea della solidarietà nazionale convince i promotori dell’evento: «se tutti i nuovi impianti venissero realizzati» – conclude Ninni Tedesco – «avremmo una produzione di energia esorbitante, non assorbibile dall’utenza sarda e neppure esportabile per i limiti degli attuali e progettati cavidotti che ci collegano al continente. Già oggi, infatti, non siamo in grado di esportare tutta l’energia extra prodotta e non abbiamo accumuli sufficienti per stoccarla. Siamo davanti ad un mero business realizzato sulla pelle dei sardi!».

A parlare di tutto questo un parterre d’eccezione di alcune delle voci più rappresentative del fronte contro la «speculazione energetica». Domenica 18 febbraio a Sa Domo de Totus, in via Frigaglia 14 b, interverranno Piero Loi, giornalista di Indip da sempre impegnato nelle battaglie ambientali, Mauro Gargiulo presidente di Italia Nostra Sardegna, Mirko Piras naturalista e attivista del comitato biodiversità dell’Anglona.

Moderaerà gli interventi Ninni Tedesco, vice presidente di Sa Domo de Totus.