Sabato 27 gennaio alle ore 17.30, al Laboratorio “Andrea Ballarò” (Largo Rodrigo Pantaleone, 9) sarà presentato in anteprima nazionale il volume “Pace oltre frontiere. No al disordine globale delle guerre sovraniste”, biennale 2022-2023 dell’Agenzia di Stampa Internazionale “Pressenza.com” uscito in questi giorni, curato da Toni Casano e Daniela Musumeci per i tipi di Multimage. La redazione di Palermo incontrerà gli intervenuti in un dibattito aperto. Di seguito un breve abstract_
Che cosa significa fare giornalismo nonviolento? Secondo noi volontarε di Pressenza, significa fare controinformazione, decostruendo la propaganda autoritaria, identitaria e bellicista e dando voce a tutte le parti di ogni conflitto, in una prospettiva non duale ma plurima, che consenta di immaginare una convivenza complessa e dialogante. Significa dare buone notizie di pace e solidarietà che alimentino la speranza, in un linguaggio altro dall’ordine simbolico patriarcale e imperialista, pacato e non urlato, accogliente e non arrogante, generoso e non avido. Significa scegliere di stare con gli oppressi, gli ultimi, “i dannati della terra” rifiutando l’indifferenza. In questa luce lavoriamo ogni giorno e abbiamo realizzato questo nuovo Biennale 2022-2023, che raccoglie ed esemplifica i temi a noi più cari, dalla resistenza all’iniquità economica e politica all’antimilitarismo, dalla cura per le persone, la natura e tutti gli esseri all’attenzione a ogni intreccio interculturale, dalla valorizzazione delle differenze alla promozione dei diritti umani per tuttε.
In questa prospettiva abbiamo lavorato alla redazione di questo Biennale. Due nomi hanno costituito un faro per questa edizione, come era stata Vandana Shiva per la precedente: Noam Chomsky e Thich Nhat Hanh.
Chomsky, linguista, semiologo e filosofo, ma soprattutto interprete profetico del suo tempo, come ogni autentico intellettuale, ebreo nordamericano, discorre delle guerre contemporanee con rara equanimità e sguardo non duale; lui che, dopo il crollo delle Torri Gemelle, nel 2001, ebbe il coraggio di denunciare “la quinta libertà” che gli USA pretendono per sé, oltre alle quattro citate da Roosevelt per la Carta Atlantica, la libertà statunitense di depredare ovunque nel globo.
Thich Nhat Hanh, ricordato nei giorni della sua scomparsa da Olivier Turquet, monaco buddista Zen e attivo pacifista, emigrato dal Vietnam negli USA e infaticabile viaggiatore, ha fondato diverse comunità di meditazione e lavoro in molti i continenti, ispirate all’ “arte della consapevolezza” e alla “pratica della felicità”.
Certo molti altri sono i nomi esemplari che ricorrono: da Julian Assange a Leonard Peltier fino a Mimmo Lucano. E tantissime le donne, a partire dalla cofondatrice di Pressenza, Pia Figueroa.
Ecco, le donne. Esse sono un soggetto politico plurale e trasversale, presente in tutte le realtà d’impegno e di lotta, dai movimenti indigeni del Sud America al confederalismo democratico del Rojava (Donna Vita Libertà è l’organizzazione delle ragazze curde che ha fatto da modello alle donne iraniane ribelli al regime), dal pacifismo europeo ed israelo-palestinese alla tutela dell’ambiente (No Muos, No Tav, Extinction Rebellion), dall’opposizione alla violenza di genere (Me Too, Non Una di Meno) al soccorso ai migranti (Linea d’Ombra a Trieste, Mamme No Tav a Ventimiglia, Forum Antirazzista in Sicilia). E donne sono moltissime mediattiviste di Pressenza, le cui scritture tessono un discorso che, partendo da sé e dal proprio vissuto, si allarga ad una empatia sociale ed ecologica sempre più vasta.
Donne, dunque, che non si sentono e non si vogliono vittime, neppure quando affrontano fenomeni angosciosamente frequenti come le morti bianche (che purtroppo coinvolgono l’intero mondo del lavoro a causa di un sistema d’impresa avido e irresponsabile) o il femminicidio, risposta disperata e crudele di un patriarcato debole, impotente a ripensare nuovi rapporti, liberi, fra uomini e donne.