La nostra nave, la Open Arms, parte dal porto di Salerno martedì 16 gennaio per la sua Missione 108. Arrivata in zona Sar nella giornata di giovedì, effettua tre diverse operazioni di soccorso, tutte coordinate dalla Guardia Costiera italiana. Si tratta di imbarcazioni sovraccariche e in evidente difficoltà con a bordo un totale di 57 persone, tra cui un bambino di 8 anni e diversi minori non accompagnati.
Durante le operazioni di salvataggio, la nostra imbarcazione riceve una mail della ONG Alarm Phone con la quale si comunica la posizione di una quarta imbarcazione in difficoltà a circa 10 miglia dalla nostra posizione. (Caso AP0063)
Dopo aver ricevuto comunicazione da parte di MRCC Roma via telefono di andare a verificare le condizioni delle persone a bordo di quest’ultima, viene inviata una rhib (gommone veloce) verso la posizione indicata, mentre la Open Arms rimane in zona e continua a prestare le prime cure alle persone soccorse.
Una volta arrivata sul posto, la rhib comunica alla Open Arms la presenza della cosiddetta Guardia Costiera libica, già impegnata a recuperare le persone e a trasferirle a bordo della motovedetta. Il comandante dà disposizione alla rhib di rientrare.
Poco dopo, MRCC Roma invia una mail informando la Open Arms che la cosiddetta Guardia Costiera libica ha intercettato il caso AP0063 e ci conferma l’assegnazione del POS dove la nave si dirige, come da indicazioni.
Al termine dello sbarco a Crotone, il nostro comandante viene ascoltato dalle autorità competenti come persona informata sui fatti e nella notte di ieri, dopo diverse ore di interrogatorio, riceve notifica di un fermo amministrativo di 20 giorni e una multa dai 3 ai 10 mila euro.
Nel provvedimento di fermo si dice che la nostra imbarcazione “avrebbe intralciato le operazioni di soccorso della Guardia Costiera libica”, ma non viene specificato in che modo ciò sarebbe avvenuto dato che il nostro gommone veloce, giunto sul posto solo in seguito a indicazioni precise di MRCC Roma, una volta constatata la presenza dei libici, fa immediatamente rotta verso la nave madre.
“Siamo di fronte a un provvedimento inaudito e incomprensibile: se si fanno delle accuse, si devono mostrare anche le prove. Purtroppo le persone a bordo di questa quarta imbarcazione sono state intercettate e respinte senza che noi potessimo fare assolutamente nulla. Questo ennesimo fermo è un fatto grave perché non solo colpisce una nave umanitaria, ma legittima una pratica vietata dalla Convenzione di Ginevra che espressamente proibisce di catturare e riportare persone vulnerabili nel luogo dal quale sono fuggite. Sappiamo ormai tutti che cosa accade nei centri di detenzione libici e quali sono le milizie che gestiscono il traffico di esseri umani travestiti da guardacoste. Eppure siamo noi a essere fermati e multati nonostante abbiamo agito rispettando tutte le indicazioni delle autorità competenti e sempre sotto il loro coordinamento ”. Così Oscar Camps, fondatore Open Arms.
Questo ennesimo fermo è la dimostrazione che ormai ci troviamo ad operare in mare senza alcuna certezza, all’interno di un quadro giuridico arbitrario che ha l’unico scopo di fermare il soccorso in mare e l’azione umanitaria delle navi che provano, nonostante tutto, a salvare vite.